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Che schifo l'Italia dei furbi

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È l'Italia dei furbi a tutti i costi, è l'Italia dei guappi e dei «paraculi» (espressione appropriata ma un po' greve, mi rendo conto), è l'Italia del «mi manda Picone», sempre in cerca della scorciatoia per arrivare prima. È l'Italia di cui ci parla Fabio Di Chio nelle pagine della cronaca di Roma, dove racconta di un ristorante del centro della capitale che rifila a due turisti giapponesi un conto astronomico, cercando di approfittare del fatto che il cliente si è presentato con una carta di credito American Express «Black», indice certo di solida disponibilità finanziaria. Sappiamo bene che non tutti i ristoranti fanno così, né a Roma né altrove. Ma sappiamo bene che il richiamo della foresta è forte e che molti (negli alberghi, nei negozi, sui taxi e così via) continuano a provarci, sperando di farla franca magari approfittando di una presunta (ed ormai sempre più rara) ingenuità del turista. È il lato pessimo di quell'italiano che Alberto Sordi ha magistralmente interpretato, quello convinto che «furbo» è meglio di «intelligente». È quel tipo di italiano che ci sta portando al massacro.

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