«Le inchieste vadano fino in fondo»

Dopotuttola Puglia è la terra di Massimo D'Alema (anche se è nato a Roma). Il collegio elettorale nel quale è stato eletto è Gallipoli. Bari è la città dove più si è impegnato nella recente campagna elettorale a sostegno del sindaco uscente (poi rieletto) Michele Emiliano. Non solo, ma molti dei personaggi coinvolti nello scandalo della Sanità regionale, vengono comunemente etichettatti come «dalemiani». A cominciare dal vicepresidente della giunta Sandro Frisullo che, ha spiegato ieri il procuratore Emilio Marzano, «non si risulta indagato e se lo fosse non lo direi». Ciò nonostante il lìder Maximo è convinto che il «compito della politica è rispettare i magistrati e la loro indipendenza». E a chi gli chiede cosa pensi delle inchieste baresi e dei loro possibili sviluppo risponde secco: «Non ho idee. Le inchieste è bene che si sviluppino, è bene che si vada a vedere fino a in fondo se ci sono reati e responsabilità». Le idee chiare, invece, D'Alema ce le ha sul futuro del governo: «Dura o non dura, sono affari loro. Tremonti dice che il governo è forte ma questo fa parte del suo compito di difensore d'ufficio del governo». In ogni caso per l'ex ministro degli Esteri «il governo è al di sotto delle necessità del Paese, ha affrontato in modo insufficiente e tardivo la crisi economica e non è in grado di promuovere una stagione di riforme. Questo è il problema. Il governo è debole rispetto alle necessità dell'Italia che infatti sta perdendo velocità». Forse anche per questo D'Alema fa autocritica: «C'è chi mi rimprovera di aver tentato di fare le riforme. Qualcuno sostiene che erano un obbrobrio. Io mi rimprovero per non esserci riuscito. Eppure avevamo risolto tanti problemi che si ripropongono oggi: la fine del bicameralismo perfetto, la diminuzione del numero dei parlamentari».