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I soldati Usa lasciano l'Iraq. A Baghdad si festeggia

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BAGHDADNemmeno la violenta tempesta di sabbia che nelle ultime ore s'è abbattuta su Baghdad, causando la chiusura temporanea dell'aeroporto internazionale, ha interrotto i preparativi per le celebrazioni previste in corrispondenza del ritiro delle truppe Usa da tutti i centri abitati iracheni dopo sei anni di occupazione militare. Il «giorno della sovranità nazionale» - così è stato battezzato il 30 giugno 2009 dalle autorità locali - è stato salutato a partire da ieri sera con parate militari, un concerto musicale nel centrale parco al Zawraa, una processione sul Tigri di barche addobbate a festa, kermesse di luci colorate e giochi pirotecnici che illumineranno a giorno lo storico viale Abu Nuwass, sul lungo fiume, dove si affacciano i più noti ristoranti di pesce. Secondo il ministero degli interni di Baghdad, gli oltre 135.000 soldati Usa hanno già lasciato le città con un giorno d'anticipo rispetto alla data del 30, consegnando a polizia ed esercito iracheni tutte le installazioni militari presenti all'interno dei confini amministrativi dei centri abitati. A colmare questo vuoto sono da giorni operativi nelle città del Paese circa un milione tra soldati e poliziotti. Il portavoce delle operazioni militari di Baghdad, il generale Qassem Atta, ha affermato che in queste ore ben 120.000 agenti e militari sono stati dispiegati nella capitale. «Siamo preparati al peggio e pronti ad affrontare ogni situazione», ha detto. Lo stesso Atta era stato chiamato nei giorni scorsi a rispondere alle accuse di non fare abbastanza per evitare l'inasprimento della violenza: più di 150 persone hanno perso la vita negli ultimi dieci giorni in diversi sanguinosi attentati a Baghdad e in varie regioni del Paese. Una striscia di sangue che si è allungata anche oggi, con la morte in un due diversi attentati nei pressi di Mossul, nel nord, di almeno sette soldati governativi. Notizie di una routine di violenza che gli iracheni sperano di lasciarsi presto alle spalle. Secondo fonti militari Usa, da 900 attacchi terroristici alla settimana registrati nel maggio 2007, si è passati a 200 nel maggio 2008, mentre negli ultimi cinque mesi la media settimanale è scesa a un centinaio di attentati. «Non sono favorevole al ritiro delle truppe Usa da Mossul», afferma Sultan Hikmat, medico di 55 anni, all'agenzia locale Nina. «Le forze di sicurezza irachene - argomenta - sono ancora troppo deboli per far fronte ai terroristi e credo che mi trasferirò in una città più sicura». Per Ahmad Hasib, 32 anni, anch'egli di Mossul, «la partenza dei soldati occupanti segnerà la fine della resistenza nelle città, perchè chi vorrà attaccare i militari stranieri dovrà farlo fuori i centri abitati senza prender di mira i civili». I segnali del cambiamento non sono solo visibili sugli schermi di tutte le tv locali, che da giorni trasmettono 24 ore su 24 conteggi alla rovescia per celebrare la sovranità ritrovata, ma anche nelle strade di Baghdad: rimosse le barriere di cemento e cavalli di frisia, dopo cinque anni sono stati riaperti al traffico importanti sottopassi e viali della città, così come ha riaperto al pubblico lo storico e lussuoso Hotel Baghdad, per sei anni occupato dalle truppe straniere.

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