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G8, Napolitano: "Basta polemiche"

Il capo dello Stato Giorgio Napolitano

Cossiga: "Parla all'opposizione"

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Una tregua. Giorgio Napolitano è a Capri, dove sta trascorrendo alcuni giorni di riposo e festeggiando il suo 84° compleanno. I giornalisti lo avvicinano e il presidente della Repubblica lancia un appello alle forze politiche. Un appello che riguarda il prossimo appuntamento del G8 all'Aquila, ma che fa esplicito riferimento alle vicende che hanno coinvolto Silvio Berlusconi con cui, tra l'altro, ha appena avuto una lunga conversazione telefonica. «Sarebbe giusto - esordisce Napolitano -, di qui al G8, data la delicatezza di questo grosso appuntamento internazionale, avere una tregua nelle polemiche. Io capisco le ragioni dell'informazione e della politica, ma il mio augurio ed il mio auspicio in questo momento sono di una tregua nelle polemiche».  Insomma il Capo dello Stato non cita fatti e persone, ma le sue parole richiamano immediatamente alla memoria il 22 novembre del 1994 quando, mentre presiedeva a Napoli la Conferenza mondiale della Nazioni Unite sulla criminalità organizzata, l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fu raggiunto da un avviso di garanzia. Napolitano teme che la storia si ripeta? Forse. Di certo c'è che mentre le parole del Capo dello Stato vengono lodate da buona parte del mondo politico (con le eccezioni di Antonio Di Pietro e della sinistra cosiddetta radicale), da Bari il procuratore aggiunto Marco Dinapoli fa sapere che, al momento, «non c'è alcuna necessità di sentire Berlusconi». Anche perché l'inchiesta, almeno nella parte che aveva coinvolto il premier e le ragazze che gli avevano fatto visita a Palazzo Grazioli, si sta lentamente sgonfiando. Ma l'appello di Napolitano è qualcosa di più di un'apprensione legata alla contingenza dei fatti. È l'ennesimo richiamo di un presidente della Repubblica che, nell'ultimo mese, ha dimostrato di non gradire affatto le «intromissioni» della magistratura nella vita politica del Paese. Come quando, lo scorso 9 giugno, davanti al Csm, manifestò la sua «preoccupazione» per la crisi di fiducia e efficienza che ha investito la giustizia e ammonì: «È altamente dannoso per la figura del pubblico ministero qualunque comportamento impropriamente protagonistico o chiaramente strumentale ad altri fini». Invitando quindi la magistratura ad aprire «una seria, non timorosa riflessione critica su se stessa» avviando poi le «necessarie autocorrezioni». Una settimana dopo è ancora ai pm che Napolitano rivolge la propria attenzione chiedendogli, rispetto alla necessaria riforma della giustizia, di sviluppare «un franco e costruttivo confronto» senza però «interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento». E siamo al 25 giugno. Il Capo dello Stato partecipa alla cerimonia per i 100 anni dell'Anm e ricorda che «quella della magistratura è una funzione da esercitare secondi i principi della nostra Costituzione in piena indipendenza ed autonomi, con equilibrio e senso di responsabilità al servizio dei cittadini». Poi, inaugurando l'archivio storico del Quirinale, sottolinea come «non bisogna confondere la crisi della politica con la crisi della democrazia». «Si deve trovare - continua - un punto di riferimento nelle istituzioni che hanno bisogno del necessario rispetto». Ieri l'ultimo tassello: «Serve una tregua fino al G8». Ci riusciranno?

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