Tremonti smonta il complotto
Sono bastati trenta minuti al ministro dell'Economia Giulio Tremonti per raccontare la sua Italia. Mezz'ora durante la quale, sollecitato dalle domande di Lucia Annunziata conduttrice della trasmissione In mezz'ora, ha analizzato alcuni dei temi a lui più cari come le politiche per fronteggiare la crisi, la riforma delle pensioni e il federalismo fiscale. Il tutto però non prima di aver tranquillizzato tutti coloro che vedono prossima la fine del Governo Berlusconi IV: «È fortissimo e durerà tutta la legislatura con un crescendo di forze che corrispondono al crescendo di debolezza dell'opposizione. I Governi sono forti se hanno il sostegno del Parlamento. Se questo non c'è non sei forte. Nel Parlamento italiano c'è una voglia di sostegno al governo forte». Secca poi la replica all'ipotesi complotto sponsorizzata dalla stampa internazionale: «Ho sentito parlare di un governo tecnico. Se arrivasse in Parlamento avrebbe un tempo di sopravvivenza non superiore a quello di uno Yomo». E poi che problemi dovrebbero esserci per l'esecutivo dato che con la crisi, nessun Governo in carica ha avuto «un consenso elettorale come il nostro?». Così, in Italia, la crisi diventa una carta vincente per il premier e per i suoi ministri. Sarà forse perchè Berlusconi è stato il primo, nell'ottobre 2008, a volere un decreto che fronteggiasse la crisi oppure perchè solo venerdì scorso ha sottoposto al voto del Cdm un secondo decreto che punta invece a gettare le basi per il rilancio dell'economia? Una domanda alla quale Tremonti risponde: «Credo che altri Paesi non abbiano fatto tutto questo, penso che abbiano fatto di meno. Sono convinto che molte misure avranno un effetto positivo e progressivo». Ed eccolo pronto ad elencare buona parte delle norme contenute nel testo: «Le imprese possono, se credono, destinare una quota dei loro utili all'investimento in macchinari». Le misure - ha proseguito il ministro - incontreranno favori anche fra i lavoratori dipendenti: «Piuttosto che andare in cassa integrazione possono restare in azienda senza perdere i collegamenti ed entrare, anche psicologicamente, in una fase difficile». Poi l'attenzione va alle famiglie, «abbiamo segato un po' le commissioni bancarie e ci sarà gas a buon mercato» e al recupero dell'evasione fiscale: «Questo provvedimento rende meno facile e meno conveniente evadere e portare i soldi fuori nei paradisi fiscali che sono la caverna di Alì Babà». «Durante la grande depressione il grande presidente Roosewelt diceva agli americani: uscite di casa, verniciate il garage, andate al cinema, mangiate una bistecca: l'unica cosa di cui dovete avere paura è la paura stessa». Tremonti ricorda la crisi del 29 e, come sta facendo Berlusconi, diventa promotore di ottimismo e analizza: «È inutile chi fa gli stimoli alla domanda se poi la televisione fa paura. Se sei uno qualsiasi e, andando in televisione diventi importante, dai degli annunci catastrofici fai del bene a te, forse, ma fai il male agli italiani, ai lavoratori e alle famiglie. Diamo messaggi meno negativi». E un «po' meno show» Tremonti lo auspicherebbe anche sulla vicenda di Bari: «Ma le pare - chiede il ministro alla Annunziata - che le indagini, invece di farle sulla Sacra Corona Unita si fanno su cose del genere? Guardare dal buco della serratura danneggia l'Italia. Questo è inaccettabile». Nel corso della trasmissione Tremonti ha anche annunciato che il governo a breve affronterà la questione della riforma delle pensioni: «Se la faremo non sarà per prendere i soldi agli operai e darli a chissà chi. Se si farà la riforma i soldi del lavoro restano nel lavoro. Infine, prima di concludere annunciando di essere stato invitato in Cina a tenere una lezione alla Scuola del partito comunista cinese sulle conseguenze politiche della crisi mondiale, ha voluto dedicare un paio di battute al federalismo fiscale: «È la riforma delle riforme. Vuol dire moralità e responsabilità pubblica perchè in questo Paese metà del governo pubblico è fuori dal controllo e dal vincolo fiscale».