Teheran sfida Londra
{{IMG_SX}}È ormai scontro aperto fra Teheran e Londra, dopo l'arresto di otto cittadini iraniani, funzionari dell'ambasciata britannica in Iran. Ieri, a sorpresa, l'agenzia di stampa Fars ha comunicato la mossa nei confronti dei diplomatici, accusati di avere partecipato alle proteste di questi giorni e di aver avuto un «ruolo considerevole» nei disordini che ne sono seguiti. Si tratta dell'evoluzione di un duello a distanza, inaugurato dalle dichiarazioni del ministro degli esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, sulle interferenze straniere nelle questioni interne iraniane, e sfociato, nei giorni scorsi, prima nella richiesta di allontanamento del corrispondete della BBC dalla capitale, poi nell'espulsione di due diplomatici britannici da Teheran, seguita dalla medesima risposta Oltremanica. Da Corfu, il ministro degli Esteri di Londra, David Milliband, ha replicato chiedendo l'immediato rilascio degli impiegati iraniani, etichettando quanto avvenuto come «un'intimidazione e un sopruso» inaccettabili. Il rilascio è arrivato per alcuni di loro sempre ieri, dopo che l'autorità iraniane hanno svolto controlli preliminari. «Abbiamo le foto e i video che mostrano certi funzionari dell'Ambasciata britannica raccogliere notizie durante le proteste», ha spiegato all'Irna il ministro dell'Intelligence iraniana Gholam-Hossein Mohseni-Ejehei, aggiungendo che le persone arrestate si sarebbero infiltrate nei cortei per «diffondere precise idee tra i manifestanti». Un'accusa respinta dal capo del Foreign Office come «completamente priva di fondamento». A parlare del ruolo delle potenze occidentali nel caos iraniano, ieri, anche la Guida Suprema Ali Khamenei, il quale ha rimarcato come certi Paesi abbiano espresso «opinioni riguardo l'Iran che lasciano pensare che abbiano risolto i loro problemi e che siano rimasti soltanto quelli iraniani». «La Repubblica islamica è una nazione unita, al di là delle differenze di opinioni», ha aggiunto, e se «l'elite politica dimostra di essere unita, le pressioni dei traditori stranieri saranno inefficaci». Il richiamo all'unità volge facilmente all'imperativo nel ricordare che l'unica via percorribile resta quella della legge, proprio si attende il verdetto del Consiglio dei Guardiani e mentre le forze di sicurezza sono tornate ad impedire altre manifestazioni nelle strade di Teheran, lanciando lacrimogeni contro i dimostranti (migliaia di persone, difficilmente quantificabili) riuniti di fronte alla moschea di Ghoba, per commemorare come ogni anno la morte dell'ayatollah Mohammad Behesthi e le vittime dei giorni scorsi. Attraverso la rete è arrivata la notizia, non confermata, della partecipazione alla manifestazione di Kharroubi e Faezeh Hashemi, la figlia dell'ex presidente Rafsanjani, e di nuovi pesanti scontri con la polizia, dopo un paio di giorni di relativa calma, durante i quali sono proseguite, però, le azioni notturne. Secondo la Fidh, International Federation for Human Rights, sarebbero più di duemila le persone arrestate e in carcere dal 12 giugno, data delle presidenziali, ad oggi.