La politica può attraversare fasi di grande vitalità o di cattiva salute ma in ogni caso non può morire o essere messa tra parentesi per troppo tempo.
Dietrole macerie, che continuano a cadere quotidianamente, si possono intravedere i semi di un rilancio positivo. In questo senso, la prossima settimana sarà molto importante, e non solo per le possibili novità giudiziarie che da tempo ormai si sussurrano nel Palazzo. Una nuova importante e significativa iniziativa sarà presentata alla Camera. Non si tratta di un ennesimo partito (per fortuna!) ma di un'associazione chiamata Italia decide. Ideata e organizzata da Luciano Violante, è presieduta da Carlo Azeglio Ciampi ed è promossa fra gli altri da Gianni Letta, Massimo D'Alema, Gianfranco Fini e Giulio Tremonti. Potrebbe sembrare uno dei tanti luoghi – come Aspen - in cui si incontrano personalità bipartisan invece pensiamo, e speriamo, che rappresenti qualcosa di più. Patriottismo consapevole: questa è la formula con cui Violante sintetizza l'approccio di Italia decide. Lungi dal voler apparire come luogo di inciuci o anticipatore di governi tecnici, i promotori dell'iniziativa non possono però nascondere la portata – tutta politica – dell'associazione. Nell'individuare il tema delle infrastrutture e dei veti (o anche solo delle complicazioni burocratiche) non solo si coglie il problema di quei 16 - sedici! - miliardi di lavori bloccati e che potrebbero essere uno straordinario volano per la crescita della nostra economia. Viene centrato il tema delle riforme: quella del titolo V della Costituzione e della pubblica amministrazione solo per citarne due fondamentali. Italia decide presenterà davanti al Capo dello Stato il suo primo rapporto. Alla sua realizzazione hanno collaborato tecnici – con indubbia passione civile – come Campi, Padoan, De Ioanna, Zanon, Luciani e Petroni. Quasi tutti provengono da esperienze in fondazioni di cultura politica o nelle istituzioni: segno della volontà e della possibilità di generare un rapporto virtuoso fra politica, cultura, istituzioni pubbliche e private. La miscela ci sembra armoniosa e corretta e, ben al di là delle considerazioni che saranno presentate in questo rapporto sulle infrastrutture, crediamo possa divenire un modello concretissimo. I prossimi mesi ed anni dovranno vedere protagonista la politica e le riforme (a partire da quella costituzionale). Non è detto che serva necessariamente un governo di grande coalizione. Imprescindibile però è la fantasia e la capacità di andare oltre gli attuali steccati. Il presidente del Consiglio potrebbe far suoi il metodo ed i contenuti di Italia decide realizzando così una positiva e costruttiva discontinuità. In caso contrario, i rischi sono che il governo vivacchi o che venga sommerso da un'ondata di antipolitica. Alle più misere dispute partitiche o giudiziarie, noi preferiamo di gran lunga la politica del patriottismo consapevole.