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È il frutto di un partito che non è né carne, né pesce

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Èanche colpa mia. Colpa mia perché nella commissione di cento persone che hanno materialmente scritto lo statuto un po' schizoide del Partito democratico c'ero anch'io. Per la precisione ero tra coloro che consideravano il Pd un partito nuovo, che necessitasse regole nuove imperniate sulla democrazia diretta, capace di rinunciare ai riti stanchi del Pci e della Margherita (figlia di Dc e Ppi). Quei loro riti erano fatti di tessere e congressi, ma nessuno sano di mente si tessera più volentieri a un partito politico, così i tesseramenti erano artificialmente gonfiati e i congressi di conseguenza falsati. Io e pochi altri immaginavamo un partito leggero, fatto di militanza nella società e non nelle sezioni, che poi delegasse all'elettorato attraverso le primarie la scelte delle leadership a tutti i livelli. Come è andata a finire? Forse lo sapete se state seguendo il dibattito sulle regole del prossimo congresso del Pd, regole oggettivamente da far venire il dubbio di essere scemi. Sì, perché quel dibattito nella commissione che scriveva lo statuto si concluse con un bel compromesso all'italiana e oggi il Pd è un po' vecchio partito delle tessere, un po' nuovo partito delle primarie. Un minotauro con il corpo da uomo e la testa con le corna. Un mostriciattolo, se preferite, né carne né pesce. E così andremo a un prossimo congresso prima facendo votare gli iscritti su una serie di candidati, me compreso, poi i primi tre verranno sottoposti al bagno di folla delle primarie. Ci si può candidare, però, solo se si ha un seguito tra gli iscritti (almeno 1.500 tessere), la società civile è pregata di non rompere le scatole. Il risultato finale è che i candidati saranno tutti giocoforza di nomenklatura, ma le primarie tra gli elettori quasi certamente ribalteranno il risultato delle primarie tra gli iscritti. Un po' come accadde già in passato quando Veltroni puntava sul popolo dei fax e D'Alema sui membri del Consiglio nazionale. Oddio, sono ritornato anch'io a Veltroni e D'Alema? E va bene, tanto di questo si tratta, da quindici anni almeno nella sinistra italiana. Stavolta il duello se lo combattono per interposte persone (Franceschini e Bersani) e con regole intorcinate come quelle dello statuto-ibrido che vi ho appena illustrato. Una cosa però è sicura. Da tutto questo casino nascerà grande divertimento estivo per i cronisti politici a caccia di notizie per riempire le paginate vuote dell'estate della politica, dunque un poco dovremmo essere anche ringraziati, noi scriventi lo statuto, prima che la Storia ci picchi o ci ignori, a seconda delle conseguenze finali di questo nuovo grande gioco chiamato Pd.

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