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Il Pd è nel caos ma discute dello statuto

Dario Franceschini

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Il senso della giornata è tutto raccolto in una notizia che le agenzie battono quando la direzione del Pd è da poco terminata. «Walter Veltroni - si legge -, per la prima volta dopo il sisma del 6 aprile, ha fatto visita alle zone dell'Aquilano colpite dal terremoto». Ora nessuno mette in dubbio l'importanza di portare la propria solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma, ma da la domanda nasce spontanea: perché proprio adesso? In fondo l'ex segretario del Pd aveva già aspettato più di due mesi. Perché non aspettare un giorno ancora? C'era proprio bisogno di sovrapporre i due appuntamenti. Anche perché, a via del Nazareno, per la prima volta dopo le elezioni, si riuniva uno dei massimi organismi rappresentativi del partito. Un'occasione per discutere, confrontarsi, far capire anche all'esterno quale sarà il futuro del Pd. Certo, qualcuno potrebbe eccepire che, da quando si è dimesso da segretario, Veltroni non è più membro della Direzione. Una cosa vera in parte visto che, tra i membri di diritto, figurano i candidati alle primarie. E Walter è indubbiamente uno di quelli. Sofismi politici. Il dato è che Veltroni, da molti indicato come il principale sponsor della «ricandidatura» di Dario Franceschini, ieri non s'è visto. Il suo pensiero lo affiderà oggi alle pagine di Repubblica (dovrebbe uscire una sua intervista) e lo articolerà maggiormente il 2 luglio quando, a Roma, cercherà di rilanciare lo «spirito del Lingotto». Come meravigliarsi, in fondo la strategia all'interno del Pd è sempre la stessa, grande battaglia sui giornali alla vigilia, pace e amore nelle riunioni ufficiali. Dove, tra l'altro, i big restano sempre in religioso silenzio. Come se tutto andasse benissimo. Anche ieri il copione si è ripetuto uguale a se stesso. Anna Finocchiaro ha provato, invano, a chiedere un rinvio di quella che si preannuncia come una «resa dei conti». Franco Marini ha criticato «l'ideologia del nuovismo» invitando il «suo» candidato Franceschini a metterla al terzo posto nell'agenda delle priorità («dopo il chi siamo e la proposta per l'Italia...aiutiamo i giovani ma senza ammazzare i vecchi»). Alla fine otto dei presenti hanno addirittura votato contro l'Asde, il nuovo eurogruppo in cui siederà il Pd a Strasburgo. Pochi se si considera che l'intera Direzione è composta da 140 membri, ma di peso visto che si tratta, tra gli altri, di Francesco Rutelli, Paolo Gentiloni, Marco Follini ed Enzo Bianco. Insomma i problemi ci sono, ma il Pd sembra più interessato a discutere d'altro. Infatti gran parte della riunione è stata occupata dal dibattito su un'annosa vicenda: modificare o no lo statuto? O meglio è più giusto che il segretario venga eletto dal congresso o dalle primarie? Nonostante tutti pensino che il regolamento sia da rivedere (ma dov'erano quando è stato votato?), e nonostante il voto contrario della componente A Sinistra di Vincenzo Vita, tutto resta immutato. Il congresso si terrà l'11 ottobre e le primarie il 25. Le candidature andranno presentate entro il 23 luglio. Ma per eleggere il segretario occorrerà un vero e proprio percorso a ostacoli. Tanto che Marini ironizza: «Questo statuto sembra scritto dal dottor Stranamore». Nel frattempo Bersani e Franceschini sono pronti alla lotta, mentre si allunga la lista di chi si propone come terzo candidato (dopo Ignazio Marino e Sergio Chiamparino, sono spuntati Linda Lanzillotta e Ermete Realacci). E, alla fine, il commento migliore è sicuramente quello del sindaco di Bari Michele Emiliano che, lasciando la direzione, si sfoga: «Ogni volta che vengo qui a Roma mi intristisco a vedere la distanza che c'è tra riunioni come questa e il Paese reale».

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