E Silvio ricorteggia Montezemolo
Unincontro riservatissimo un paio di giorni fa, un abbocco. L'idea gli sarebbe stata suggerita da Fedele Confalonieri, preoccupato forse più degli altri fedelissimi, della piega che sta prendendo l'attacco mediatico. Così Berlusconi avrebbe sollevato il telefono e chiamato Luca di Montezemolo per parlare a quattr'occhi. La strategia è chiara: coinvolgere il presidente della Fiat nel governo con un ruolo di primo piano e con l'obiettivo di rilucidare un'immagine internazionale fortemente compromessa. La giostra delle ipotesi si è messa in moto. Appena è spuntato il nome di Montezemolo si è parlato di rimpasti. Privo di fondamento lo scenario della sostituzione di Scajola allo Sviluppo Economico è emersa l'ipotesi invece di un incarico come vicepresidente del Consiglio. Ma in ambienti confindustriali si dice anche che difficilmente Montezemolo sarebbe disponibile. Eppure il nome del presidente della Fiat è stato rilanciato come colui che con la sua presenza carismatica e con il prestigio di cui gode oltre frontiera, potrebbe mettere una pietra tombale sul velenoso gossip di queste settimane. Montezemolo risponde in pieno all'identikit dell'«uomo del fare» invocato a più riprese da Berlusconi. Sarebbe l'emblema del governo della «concretezza» e la cerniera con il mondo imprenditoriale che dopo l'apertura di credito iniziale al premier ora mostra segni di insofferenza. La presidente della Confindustria Emma Marcegaglia a Santa Margherita Ligure ha dato la stura al malessere delle imprese che reclamano dal governo interventi più incisivi sul fronte della crisi. Il timore di Berlusconi, secondo quanto dicono i suoi fedelissimi, non è tanto l'esito del G8, quanto l'appuntamento autunnale quando le aziende faranno il bilancio di un anno di crisi e ricorreranno a piene mani alla cassa integrazione. Peraltro Berlusconi coltiva da tempo il sogno di coinvolgere Montezemolo nel governo. Nel 2001 gli offre un ministero ma Montezemolo si tira indietro con cortesia: «La Ferrari è la mia vita e Berlusconi da uomo di sport capirà, ne sono sicuro». Nel 2004 intervenendo a Genova all'assemblea di Confitarma il premier si lancia in una sorta di investitura. «Il posto di presidente del Consiglio è a sua disposizione, io sono vecchio» dice all'allora presidente della Confindustria. Un apprezzamento dimostrato in varie occasioni come quando in occasione dell'assemblea della Confindustria del 2007 Berlusconi rivendica le idee elencate da Montezemolo nella sua relazione: «Mi è sembrato di risentire il nostro programma elettorale». Nel 2008 il premier torna a corteggiarlo. Lo vorrebbe nel governo al ministero dello Sviluppo Economico. Con la lista dei ministri in tasca, poco prima di salire al Colle, Berlusconi incontra Montezemolo a pranzo a Palazzo Grazioli insieme a Emma Marcegaglia che di lì a un mese subentrerà a Mister Ferrari alla guida della Confindustria. Il premier preme, gli dice che non vuole una risposta immediata, gli chiede di pensarci su. L'idea però non piace dentro Forza Italia che vuole un governo tutto di politici. Il giorno stesso della colazione a Palazzo Grazioli si moltiplicano le smentite e in serata lo stesso Berlusconi precisa di non aver offerto alcun ministero a Montezemolo. Dal presidente della Ferrari ottiene poi la disponibilità a assumere un ruolo di super-ambasciatore del made in Italy nel mondo. Un incarico non ufficiale e nemmeno di governo che ricorda la figura di ambasciatore informale svolta per molti anni da Giovanni Agnelli. Insomma il nome di Montezemolo è nella mente di Berlusconi da anni. Nulla di che stupirsi che possa rispuntare in un momento come questo.