Berlusconi lancia la fase due: governo, partito e niente gossip

Un vertice era stato programmato per dopo i ballottaggi, ma bisognerà aspettare la fine del G8. Solo allora Silvio Berlusconi dovrebbe vedere ministri capigruppo e coordinatori del Pdl per rilanciare l'azione politica del governo. Si parla di due giorni lontani da Roma per un "conclave" di tutta la squadra dell'esecutivo. Intanto, il presidente del Consiglio lavora sull'immediato, sulle questioni aperte e "cruciali" per la maggioranza, sui nodi del partito da sciogliere il più presto possibile, sui risultati da portare a casa prima della pausa estiva. Forte anche del voto amministrativo che ha riconfermato la tendenza del primo turno, il Cavaliere punta al rilancio. La parola d'ordine a Palazzo Chigi è: dare un segnale forte alle gente, tornando ad occuparsi di fatti concreti. A chi ha avuto modo di parlargli in queste ore, il premier avrebbe sottolineato la necessità di non cavalcare più le polemiche di questi giorni legate soprattutto all'inchiesta di Bari e di concentrarsi ancora di più sulle cose da fare. Quella «politica del fare» a lui tanto a cuore. Lasciamo i gossip e le calunnie agli altri, noi siamo il governo del fare e come abbiamo sempre fatto dobbiamo pensare ai problemi dei cittadini, sarebbe stato il suo ragionamento. Ovvio, le priorità restano la ricostruzione post-sisma in Abruzzo, la crisi economica e le riforme istituzionali, a cominciare da quella sulla giustizia. Si comincia già domani quando al Consiglio dei ministri approderà il decreto fiscale, provvedimento importante per impostare la manovra finanziaria 2010. C'è poi un'altra partita non meno importante per il Cavaliere. Vale a dire la riorganizzazione del partito, a livello nazionale con i vertici di via dell'Umiltà; a livello territoriale con parecchie questioni calde. Tra queste i coordinatori regionali - in attesa di input da Roma fondamentali anche in vista delle regionali dall'anno prossimo - o il caso Pdl in Sicilia. Dopo le tensioni interne vissute durante la campagna elettorale, soprattutto con la Lega uscita rafforzata dal responso delle urne, ora è il momento della verità e dei bilanci per la maggioranza e Berlusconi sa della necessità di mettere mano al Popolo della libertà. E già si rincorrono le voci su un "mini rimpasto" in via dell'Umiltà con possibili ritocchi anche alla squadra di palazzo Chigi. Tutte indiscrezioni smentite ufficialmente e derubricate alla voce «bufale estive» legate al «primo anno di vita di un governo». A mezza bocca, però, trapelano i soliti malumori dalla "base" del partito, preoccupata per le prossime strategie e dall'incognita sulla futura leadership. I rumors delle ultime ore parlano di un ministro dell'Economia sotto pressione per la manovra economica. Ecco perché, nei tanti incontri avuti ieri il premier avrebbe ribadito: stop al dito puntato sul ministro Tremonti. Anche perché alla fine la collaborazione con via XX settembre è garantita. A varcare ieri la soglia di Palazzo Grazioli anche Fabrizio Cicchitto e Claudio Scajola, colonne storiche del partito. Con loro il Cavaliere avrebbe affrontato proprio il dossier "riorganizazzione", prevista comunque dopo la pausa estiva. Diverse le ipotesi sul tavolo. I boatos di Palazzo pronosticano cambi interni come il ritorno di Claudio Scajola alla macchina organizzativa. Un'ipotesi, spiegano fonti autorevoli del Popolo della libertà, «priva di ogni fondamento». C'è chi parla, inoltre, anche dell'introduzione del divieto del "doppio mandato" che impedirebbe ai coordinatori del partito, Ignazio La Russa e Sandro Bondi, di poter fare i ministri o svolgere ruoli governativi. Ancora solo ipotesi. Tutte da verificare ed eventualmente realizzare per dare inzio a quella che già in tanti chiamano la fase due di questa maggiornza.