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Pensioni: spendiamo il doppio dei paesi dell'Ocse

Sacconi

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L'Italia spende troppo per le pensioni,il 14% della ricchezza nazionale nel 2005 e circa il doppio della media dei Paesi dell'Ocse. I riflettori degli organismi internazionali tornano a accendersi sul sistema previdenziale italiano. Una settimana fa la Commissione europea ha annunciato di essere pronta a aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia per non aver ancora equiparato l'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico così come chiesto in una sentenza della Corte di giustizia europea; ieri è arrivato l'allarme dell'Ocse che nel Rapporto 2009 bacchetta il nostro Paese. L'accusa è di muoversi «con lentezza» nell'applicazione delle riforme delle pensioni. Nel decennio 1995-2005 la spesa previdenziale è aumentata del 23%: percentuali simili si trovano solo in Giappone, Corea, Portogallo e Turchia. Non solo. La spesa previdenziale assorbe circa un terzo della spesa pubblica (30%) a svantaggio di altri settori, quali il welfare e l'istruzione. Quanto ai contributi pensionistici, in Italia raggiungono «quasi il 33% dei guadagni, contro una media del 21% negli altri Paesi Ocse». Particolarmente svantaggiate sono le donne: in Italia, come anche in Polonia, ci sono infatti «sostanziali differenze» tra uomini e donne, per cui le cui pensioni delle lavoratrici sono mediamente inferiori di un terzo rispetto a quelle dei colleghi maschi, soprattutto a causa dell'età di pensionamento inferiore per le donne. A preoccupare l'Organizzazione parigina è poi la lentezza nell'applicazione delle riforme delle pensioni e il rinvio di alcuni cambiamenti «vitali» per la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico. In particolare lo slittamento dell'adozione dei nuovi coefficienti di trasformazione contributiva che servono a calcolare l'importo della pensione. E domani la Commissione Ue potrebbe aprire una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, che non ha ancora equiparato l'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico. Una situazione che Bruxelles giudica «illegale», perchè discriminatoria nei confronti del sesso femminile. L'Ocse fa anche una stima drammatica sul fronte dell'occupazione. Nell'arco di due anni i disoccupati nei trenta Paesi dell'Ocse saranno venti milioni in più e supereranno i 57 milioni entro la fine del 2010, dai 37,2 milioni di fine 2008. Il tasso medio di disoccupazione si avvicinerà, così, al 10%. L'economia, intanto, dovrebbe contrarsi del 4,3% nel 2009. La crescita dovrebbe cominciare non prima del 2011. Ma un segnale d'allarme per i nostri conti pubblici arriva anche dal rapporto 2009 sullo stato delle finanze pubbliche della Ue, presentato dalla Commissione europea. Sotto tiro è l'alto debito pubblico che nel 2010 potrebbe schizzare fino al 116% e «pesare sulla crescita». Bruxelles però esprime un giudizio positivo verso la gestione del debito da parte del ministero dell'Economia.

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