Non è difficile capire chi ha vinto e come le elezioni amministrative, basta guardare l'insieme, con spirito sereno.
Eccoallora che la frana devastante di 22 province perse (e di 15 province vinte dal Pd), diventa una vittoria nei titoli dei giornali fiancheggiatori il centrosinistra. Ma al di là dei numeri, non uno, ma cento campanelli d'allarme dovrebbero suonare alle orecchie di Franceschini, D'Alema e Bersani, perché basta un colpo d'occhio per capire che - tranne che a Firenze e Bologna - ovunque, ma proprio ovunque, il Pd è riuscito a non perdere sindaci o presidenti di provincia solo e unicamente perché l'Udc di Casini ha deciso di votare a sinistra nei ballottaggi. Lo stesso Penati, a Milano, stava per farcela contro Podestà, solo e unicamente perché migliaia di voti dell'Udc si sono riversati su di lui. A Torino, a Alessandria, come a Bari, Brindisi, Rimini, Taranto, Foggia e altrove, il voto dell'Udc è stato determinante per evitare che la frana diventasse una valanga per il Pd. Nel cuneese, i comuni di Alba, Brà, Fossano, Saluzzo e Savigliano - tradizionalmente conservatori, sono passati al centrosinistra, per la stessa ragione. Il lato scabroso per la leadership pidiessina, è che questa è esattamente la formula di Rutelli, che vuole impegnare il partito non su fumose parole d'ordine alla Bertinotti - o peggio - come ha fatto Franceschini, ma su una conquista - riconquista - dell'elettorato di centro. D'Alema, è parimenti sconfitto, perché in Puglia ha sì lavorato all'alleanza determinante con Casini, ma solo nella sua solita logica di manovra a breve. Per il lungo periodo lui progetta una riapertura a sinistra, a recuperare i rifondaroli e i Verdi, persino i Comunisti, in una logica neo ulivista camuffata col solito travestimento lessicale. Di più: D'Alema (a differenza di Rutelli, filoisraeliano e filo atlantico) ha idee di politica estera configgenti con quelle di Casini e quindi le sue proposte di alleanza con l'Udc non hanno spessore credibile. Lo schema politico di Rutelli, dunque, e solo il suo, ha salvato il Pd dall'estinzione (ma non in Lombardia, dove è letteralmente scomparso, come crudelmente titola il Corriere della Sera) e forse potrebbe rimetterlo in carreggiata in futuro. Ma in realtà, Casini - altro vincitore indubbio - non ha per nulla compiuto una scelta definitiva: ha voluto far vedere al Pdl che il suo peso è indispensabile in molte situazioni periferiche, ma importanti e ora - per nulla vincolato a fedeltà al Pd - si prepara a praticare questa classica politica "dei due forni", per trattare alleanze future per le prossime elezioni regionali, vero appuntamento in cui è in palio potere reale. Dunque, le elezioni le hanno vinte il Pdl di Berlusconi, la Lega di Bossi e non le hanno perse Casini e Rutelli. Gli altri, se ne facciano una ragione, le hanno semplicemente, tristemente perse.