Lega e Udc, i veri padroni del voto
{{IMG_SX}}Pier Ferdinando Casini e Umberto Bossi gongolano soddisfatti. E hanno molte ragioni per farlo. L'uno e l'altro hanno dimostrato che in questo ultimo turno di elezioni amministrative sono stati loro i veri vincitori. Quelli che hanno permesso da una parte a Berlusconi e al Popolo della Libertà di continuare, anche se con meno slancio, la corsa iniziata con il primo turno alla conquista di Comuni e Province, specialmente al nord, dall'altra al Pd di non liquefarsi completamente e di resistere in alcune zone maggiormente a rischio proprio dove avevano fatto un accordo con i centristi. E in più Lega e Udc, insieme all'Italia dei Valori, sono gli unici partiti che possono festeggiare il mancato raggiungimento del quorum al ballottaggio. Umberto Bossi la sua gioia per i successi al Nord l'ha affidata a una frase: «In Veneto abbiamo spaccato». Ma il Carroccio è stato determinante anche nella riconquista di un po' tutte le province che erano finite a sinistra. Però c'è un altro successo che può vantare il partito di Bossi ed è quello del suo «modello» amministrativo che è stato copiato sia dal Pdl sia dal Pd. Un modello che prevede una insistenza ossessiva sul tema della sicurezza, del contrasto all'immigrazione clandestina, della tolleranza zero contro la prostituzione. Parole d'ordine che hanno permesso, ad esempio, all'imprenditore Roberto Cenni di far vincere per la prima volta dopo 63 anni il centrodestra a Prato. Un successo dovuto alla fiducia che i cittadini gli hanno accordato per contrastare l'immigrazione clandestina. Una domanda di sicurezza e legalità che, evidentemente, il centrosinistra non è riuscito a soddisfare. Esigenza che invece ha colto in pieno Flavio Zanonato, sindaco Pd di Padova uscente e riconfermato, il quale al primo posto nel suo mandato ha messo proprio sicurezza e lotta all'immigrazione clandestina. Tanto da essere soprannominato «sindaco sceriffo» per aver ingaggiato una lotta durissima contro la prostituzione, con multe di 500 euro ai clienti, e per aver costruito un vero e proprio muro attorno a un quartiere completamente in mano alla delinquenza. Successi leghisti che hanno spinto il ministro Roberto Calderoli ad alzare il prezzo per le regionali del prossimo anno (si vota, tra le altre, in Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Puglia): «Abbiamo un quarto dei voti della coalizione, un terzo dei voti del Pdl. Quindi, se l'anno prossimo si vota in 13 regioni, ne vogliamo noi almeno tre del Nord». E proprio in vista delle elezioni regionali del prossimo anno il Pdl dovrà seriamente fare i conti con l'Udc. Si sa che Berlusconi è contrario a qualsiasi accordo con Pier Ferdinando Casini in situazioni di importanza nazionale. Ma i centristi hanno dimostrato che nel voto amministrativo il loro peso è determinante visto che la distanza tra vittoria e sconfitta può essere di poche centinaia di voti. Casini lo sa e ha già mandato il suo avvertimento: «Chi vuole ragionare con noi, adesso sa che dovrà farlo con serietà. Siamo pronti a sederci a un tavolo ma non con la pistola puntata alla testa».