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Franceschini scende in campo Comincia l'autunno caldo del Pd

Franceschini e Bersani

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«Mi candido per portare il Pd nel futuro, per cambiare, per non tornare indietro». La notizia della corsa di Dario Franceschini per una riconferma al congresso e poi alle primarie di ottobre era nell'aria da giorni. La novità è costituita dal piglio polemico con cui il segretario - con un videomessaggio pubblicato sul suo sito - spiega che, a dispetto di quanto finora dichiarato (il suo incarico - diceva - sarebbe terminato a ottobre), si candida «perchè non posso riconsegnare il partito a quelli che c'erano prima di me, molto prima di me. Non farò - promette Franceschini - nessun accordo di palazzo, nessuno scambio di incarichi tra big nazionali, nessun patto, nessuna garanzia per nessuno. La mia proposta organizzativa e programmatica sarà offerta direttamente alla base». Volti nuovi e vecchi errori  - Franceschini spiega che pensava «di passare il testimone alle nuove generazioni. In questi giorni, però, ho visto riemergere molti errori con l'emergere di protagonismi e della litigiosità». Per questa ragione - aggiunge - non si sente «di tradire gli impegni» che avevo preso col popolo Pd. Franceschini abbocca anche un profilo organizzativo e programmatico: «Ascolterò chi ha avuto ruoli di responsabilità nel governo e in politica dal '96 ad oggi, ma ho intenzione di investire in una nuova squadra di donne e uomini cresciuti nella militanza: sindaci, amministratori, segretari locali, coordinatori di circolo. Fuori da ogni vecchio schema, fuori da ogni superata appartenenza», un «patto tra generazioni».   Bersani scende in campo - E' stata scartata la proposta del sindaco di Torino Sergio Chiamparino di rinviare il congresso in seguito alla «discesa in campo» ufficiale di Pier Luigi Bersani. L'ex ministro dello Sviluppo economico ha anticipato anche lui dal suo sito web il manifesto «elettorale» che sarà presentato il primo luglio nel corso di un'iniziativa pubblica. «C'è un duro lavoro da fare - secondo Bersani - per costruire un radicamento popolare del nostro partito e rispondere così a una destra che quando vince, vince nel popolo. Per essere utili non possiamo essere soli, ma dobbiamo impegnarci a costruire un campo di forze capace di indicare una nuova prospettiva politica».   I dubbi del partito - Nel frattempo il partito si interroga sulla strada da prendere e sulla persona a cui affidare il timone. «L'identikit del futuro leader - dice l'ulivista Arturo Parisi - non è fondato su altezza e colore dei capelli, ma sulla linea politica». Purtroppo, aggiunge,« di linee politiche ancora non ne ho sentite esporre. Sento di nostalgie dell'altro ieri, di ricordi di ieri, ma non è ripartendo da quello che è stato che possiamo raggiungere il domani».   Generazioni - Mentre il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, invita i giovani a farsi avanti: «La mia generazione ha fatto il suo tempo e tutto sommato direi che l'ha fatto male. Dobbiamo ammettere che siamo stati sconfitti». Una «ricostruzione» che «deve partire soprattutto dai temi etici» chiede invece l'esponente teodem, Paola Binetti. Molti ragionamenti, poi, prendono spunto dalla gestione del partito e dai risultati ottenuti alle ultime tornate elettorali. «Non possiamo dire che abbiamo vinto ma certo c'è una base consistente da cui ripartire» ha spiegato ieri Massimo D'Alema, non proprio in linea con i toni soddisfatti di Franceschini. La partita del Nord - Il terreno di difficile conquista rimane, comunque, il Nord. «È un problema di uomini. Ed è questione di pragmatismo» analizza Massimo Calearo, deputato del Pd ed ex presidente di Federmeccanica, parlando della sconfitta elettorale del Partito democratico alle amministrative nella maggior parte delle regioni settentrionali. La partita elettorale al Nord, secondo Calearo, non si gioca sui programmi, ma sui candidati. Per Arturo Parisi, invece, è il caso di fare «mea culpa»: «L'unica cosa che possiamo fare è riconoscere che al Nord non abbiamo dato una risposta. La tenuta del Pdl e il radicamento ulteriore della Lega hanno fatto il resto».  

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