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Non si ferma il vento del centrodestra

Il neoeletto presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà

Flop del referendum, la Lega festeggia

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Il centrodestra non si ferma. Non stravince, ma conferma, anche nei ballottaggi, il dato positivo registrato nella prima tornata di amministrative strappando al centrosinistra 8 province e tre comuni. Certo, in alcuni casi (vedi la sconfitta di Bari, ma anche la vittoria sul filo di lana a Milano), l'impressione è che il gossip che ha coinvolto Silvio Berlusconi abbia tolto qualche voto, ma alla fine il dato complessivo è comunque positivo. Anche se non va sottovalutato l'astensionismo che, anche in questa occasione, l'ha fatta da padrone (-24% alle provinciali rispetto al primo turno, -15% alle comunali). All'opposizione resta la magra consolazione di aver difeso, non senza difficoltà, alcune roccaforti storiche come Firenze, Torino e Bologna. Ma non va sottovalutato il «soccorso bianco» dell'Udc che, in alcuni casi, sembra aver favorito la vittoria del centrosinistra. Un dato che sicuramente peserà in chiave futura. Comunque, dopo queste elezioni, la mappa del potere amministrativo è sicuramente cambiata. Delle 62 province chiamate alle urne 34 sono andate al centrodestra (9 confermate e 25 vinte) e 28 al centrosinistra (tutte confermate). Mentre tra i comuni capoluogo finisce 16 a 14 per il centrosinistra con il centrodestra che, però, conferma tutte le 5 amministrazioni in cui era uscente. Provinciali. Il dato più importante è sicuramente la difficile vittoria di Guido Podestà a Milano. Il candidato del centrodestra ottiene il 50,2% contro il 49,8% dello sfidante e presidente uscente Filippo Penati. Resta in mano al centrosinistra, invece, Torino dove Claudia Porchietto (42,6%) non riesce nell'impresa di battere Antonio Saitta (57,3%). In compenso il centrodestra conquista Ascoli Piceno, Belluno, Frosinone, Savona, Venezia e Lecce. Mentre è «rossa» la neonata provincia di Fermo. E il Pdl si aggiudica per due a uno la battaglia nelle nuove amministrazioni (aveva già conquistato Monza-Brianza e Barletta-Andria al primo turno). Comunali. Ci si aspettava qualche clamorosa sorpresa invece, alla fine, il centrodestra deve accontentarsi di confermare Ascoli Piceno e Brindisi, strappando agli avversari Cremona, Caltanissetta e Prato. L'opposizione difende i suoi «pezzi da novanta». A Bologna vittoria convincente per il prodiano Flavio Delbono che tocca quota 60,6% contro il 39,3% dello sfidante Alfredo Cazzola. Anche Matteo Renzi arriva ad un passo dal 60% (59,96%) e lascia a Giovanni Galli il 40%. E a Bari l'uscente Michele Emiliano si guadagna un altro mandato con 59,8% contro il 40,1% di Simeone Di Cagno Abbrescia. Mentre a Padova il «sindaco-sceriffo» Flavio Zanonato vince per 5000 voti con il candidato del centrodestra Marco Marin. Ora si aprirà la solita discussione sul chi ha vinto e chi ha perso, ma alcuni elementi sono già chiari. La maggioranza, nonostante gli attacchi al premier, resiste e avanza. Anche a livello territoriale dove non c'è solo la Lega a farla da padrona, ma anche il Pdl ha dimostrato di avere una propria base elettorale stabile e di non essere il «partito di plastica» che molti hanno descritto. Contemporaneamente le vittorie nelle città simbolo della sinistra, anche se in gran parte annunciate, danno una maggiore «forza contrattuale» a Dario Franceschini che ora può pensare di presentarsi come alternativa a Pierluigi Bersani al congresso di autunno. Certo è che, soprattutto dopo la conferma di Bari, molto di ciò che succederà da qui in avanti dalla parti di via del Nazareno, passerà tra le mani di Massimo D'Alema.

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