Il referendum fallisce, la Lega festeggia
Un fallimento totale. Senza precedenti. Il referendum elettorale ottiene un'affluenza tra il 23% e il 24%, fallisce, e immediatamente si scatena il dibattito su come ridare vita ad un istituto che, sempre di più, appare «morto e defunto». Ma partiamo dai dati. Tre i quesiti su cui dovevano esprimersi gli elettori. I primi due chiedevano l'eliminazione, alla Camera e al Senato, del premio di maggioranza attribuito alle coalizioni. Entrambi hanno ottenuto una quota di votanti pari al 23,4%. Il terzo chiedeva l'eliminazione della possibilità di candidarsi in più circoscrizioni ed è stato il più votato con il 24,1%. Dato che, comunque, non evita al referendum di segnare un record storico. Non era mai accaduto nella storia della Repubblica che una consultazione ottenesse un'affluenza così bassa. E mentre Umberto Bossi festeggia («Anche nei momenti più difficili e drammatici noi siamo capaci di vincere perché la gente è con noi»), si apre il dibattito sul futuro del referendum. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini quella ucita dalle urne è «una spia, un campanello d'allarme, un segnale lanciato dagli italiani alle classi dirigenti ed alle istituzioni». «Bisogna mettere in campo contromisure per riappassionare i cittadini alla politica - aggiunge -. Smettiamola con un bipolarismo troppo muscolare, di perenne scontro, a volte da ultima spiaggia». E se Fini lancia l'allarme, il ministro dell'Interno Roberto Maroni corre ai ripari e annuncia che proporrà una modifica sulla legge che regola i referendum «per evitare che uno strumento importante di democrazia diretta diventi inutile». Quindi spiega che di aver dato mandato ai propri avvocati di intervenire «contro chi ha indirizzato a me e al ministero accuse di intimidazioni nei confronti dei presidenti di seggio in relazione al referendum». Immediata la replica del presidente del comitato promotore del referendum Giovanni Guzzetta: «Sono serenissimo». «Siamo stati sconfitti - aggiunge -, ma oggi non c'è nessun vincitore: ha vinto la rassegnazione degli italiani ma soprattutto un disegno che è stato portato avanti contro l'istituto referendario».