Gli italiani non amano il doppio turno
Unconcetto chiaro e, a quanto pare, ormai del tutto evidente. Ne è convinta gran parte della maggioranza e del governo. Ma, soprattutto, ne è convinto Silvio Berlusconi. Da qui, tra le considerazioni fatte a caldo dal presidente del Consiglio, mentre aspettava ad Arcore di ricevere il quadro elettorale completo, c'è anche quella di eliminare il doppio turno. Una semplificazione che per il premier comporterebbe più di un vantaggio. A cominciare dalla riduzione dei costi, da una minore dispersione delle forze in campo, dal fatto che molto spesso i risultati cambiano da un turno all'altro, e dalla quasi inevitabile dissaffezione al voto da parte degli italiani, chiamati alle urne nel giro di quindici giorni. Berlusconi ne avrebbe già parlato con alcuni esponenti della maggioranza a lui più vicini. A cominciare dal coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. La considerazione del premier nasce ovviamente dai risultati dei ballottaggi, dove ancora una volta l'astensione ha avuto un peso notevole. «In alcune città - spiega il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio - ci sono stati cali di affluenza drammatici, con una notevole differenza tra il primo e il secondo turno. Ed è inevitabile, con questo sistema, che alla fine l'eletto sia meno forte». Proprio Stracquadanio, insieme ad un altro deputato del Pdl Michele Scandroglio, presenterà una proposta di legge per modificare la legge elettorale per le provinciali e le comunali. Lo stesso Verdini, in una intervista televisiva di commento al voto, ha detto di essere favorevoli ad avere un solo turno, e quindi a modificare l'attuale sistema, allineando così tutti i sistemi elettorali. «Il primo dato certo del voto amministrativo è che gli italiani non vogliono il doppio turno», commenta il senatore Pdl Lucio Malàn. «È il segno inequivocabile del fallimento di questo strumento, che vorrebbe evitare sindaci e presidenti di provincia eletti da una minoranza, mentre ottiene il risultato opposto». Dunque, dati elettorali alla mano, il Cavaliere vuole intervenire sul doppio turno, semplificare al massimo l'attuale sistema elettorale confermando, quindi subito gli eletti. Anche perché, ricorda Ignazio Abrignani, responsabile del settore elettorale del Pdl «i nostri elettori hanno sempre dimostrato di non gradire il doppio turno. In fondo una campagna elettorale che dura oltre 30 giorni, è più che sufficiente». Mentre ancora si fanno le giuste e dovute considerazioni sul post voto, e si medita su come procedere d'ora in avanti, il premier si dice soddisfatto per i risultati elettorali. «Ringrazio gli italiani per il consenso che hanno voluto accordare ancora più del passato al Popolo della Libertà, soprattutto in una competizione amministrativa influenzata dalle distorsioni mediatiche e dagli attacchi eversivi rivolti da un gruppo editoriale contro il presidente del Consiglio e il suo governo». Oggi il presidente del Consiglio rientra nella Capitale e la sua agenda è già fitta di appuntamenti. Chiusa la partita dei ballottaggi, si passa alla nuova fase. O meglio, si ritorna a quella "politica del fare" evocata più volte da Silvio Berlusconi ed elevata sin dal suo insediamento a leit motiv del governo. Un concetto ora più che mai valido. Una barriera necessaria a tutte le chiacchiere e i gossip che rimbalzano ogni giorno da Bari. Alla notizie su "escort", feste, cene e regali il presidente del Consiglio vuole rispondere con la silenziosa azione del governo. Portando a casa i traguardi prefissati prima della pausa estiva, affrontando le emergenze ancora aperte, realizzando le riforme tanto care alla maggioranza. Ieri ha sentito più volte al telefono il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Obiettivo essere aggiornato sui risultati, man mano che il quadro elettorale andava delineandosi. E se in via dell'Umiltà il pomeriggio è stato di grande attesa, con gli occhi puntati soprattutto su Milano - dove il Pdl ha vinto con Guido Podestà - anche a villa San Martino il clima era più o meno lo stesso. Chi lo ha sentito racconta di un premier «di ottimo umore» per la «nuova sconfitta alla sinistra» e comunque concentrato sulle cose da fare nei prossimi giorni e settimane. Il tourbillon del Cavaliere comincia già oggi, dividendosi tra impegni nazionali e internazionali. Questa mattina sarà all'inaugurazione del centro nazionale anticrimine e nel tardo pomeriggio parteciperà all'anniversario della Guardia di finanza. Il tutto intervallato dall'incontro a Palazzo Chigi con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e nel pomeriggio con Bill Gates. Domattina sarà all'Assemblea di Confcommercio, giovedì tornerà all'Aquila, per partecipare tra le altre cose all'Assemblea di Farmindustria. Venerdì, in mattinata cedrà i rappresentanti del sindacato internazionale per il G8; colazione con il cancelliere austriaco Faymann e in serata il Cavaliere sarà a Pescara per l'inaugurazione dei giochi del Mediterraneo. Sabato forse ad Olbia per l'inaugurazione del nuovo aeroporto. Lunedì poi, tornerà a Napoli: due giorni per fare il punto sull'emergenza rifiuti e il termovalorizzatore di Acerra. Senza poi dimenticare alcune "caselline" fondamentali per il governo, e rimaste nelle ultime settimane in stand by. Piano casa, la gestione della crisi economica, lo sviluppo delle infrastrutture, il problema della sicurezza, la questione tasse. Per ora uno dei dati più importanti emersi da questa tornata per la maggioranza sembra essere il ruolo trainante assunto dal Carroccio: Bossi rivendica la capacità dei lumbard di interpretare gli istinti più profondi della gente e dunque di essere il vero ago della bilancia. Non a caso Roberto Calderoli ha invitato il premier a convocare subito un vertice per dare corso alle riforme reclamate dal capo dello Stato, dai vertici di Confindustria e dalle parti sociali in modo da avviare una sorta di «seconda fase» della legislatura. Un secondo tempo che dovrebbe essere dominato proprio dalla «politica del fare» tanto cara al Cavaliere, in vista del G8 che l'Italia si appresta ad ospitare a L'Aquila, città simbolo della rinascita.