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Faezh Rafsanjani, donna in chador che si batte per l'emancipazione femminile e ha sfidato il regime

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"Unpeperino", l'aveva definita il mio tassista mentre mi accompagnava all'appuntamento con lei, a Teheran, nella sede della Federazione Islamica Donne nello Sport, di cui è a capo. Nel convulso periodo elettorale, ha un'ora di tempo da dedicarmi, durante il quale parlare di tutto: politica, donne, sport; un'ora densa come fossero tre, perché lei, che non si ferma mai un minuto, è un tipo che non si risparmia. Anche a Roma, lo scorso ottobre, quando era venuta per partecipare ad un convegno sul riformismo al femminile, aveva trascorso le sue giornate sempre di corsa, tra tipici giri turistici per la Città eterna, l'acquisto di regalini e souvenir per i figli e incontri di lavoro. Faezeh è apparentemente dura, nei lineamenti, nel tono di voce, nella forma nervosa delle sue mani, ma non è fredda, anzi sembra più una pasionaria: ha il piglio deciso di chi affronta in prima persona le sue battaglie. È questo suo carattere che l'ha portata, ieri, all'arresto in Iran. Troppo esposta e, soprattutto, con un cognome troppo scomodo in questo momento, quello di suo padre, l'ex presidente e "sponsor ufficiale" di Mousavi, Ali Akbar Rafsanjani. La sua scelta di scendere in piazza, lo scorso 17 giugno, per parlare con la gente, incitandola ad andare avanti con le proteste, non era piaciuta al governo, che aveva negato a lei e ai suoi fratelli, Mohsen, Mehdi, Yasser e Fatemeh, la possibilità di lasciare la Repubblica Islamica. Un modo di fare pressione nei confronti del magnate iraniano, principale protagonista di questo scontro di potere in atto in Iran con l'ayatollah Khamenei, di cui Ahmadinejad è espressione, che ieri ha preso una forma più definita con l'arresto di sua figlia, insieme ad altri membri della famiglia Rafsanjani, accusata dal presidente di corruzione, nei giorni precedenti al voto. Rilasciata in serata secondo qunato riferisce Press-tv. Faezeh Hashemi è l'unica del clan a essere impegnata politicamente, anche se negli ultimi anni si è dedicata principalmente alla promozione dello sport al femminile nel mondo islamico, creando, nel 1991, l'Islamic Federation of Women Sport, per facilitare l'integrazione nelle competizioni sportive internazionali per le donne dei Paesi islamici, che seguono precisi dettami in materia di abbigliamento. Faezeh ha la fama di femminista, per il suo impegno in tema di diritto delle donne, per essere stata eletta come deputata del Majlis, (il Parlamento iraniano), per essere stata vice presidente del Comitato olimpico iraniano e per aver fondato e diretto il quotidiano "Zan", cioè "Donna", fatto da donne e per donne, appunto, in cui oltre alle notizie comuni si dava quella voce che spesso manca all'universo femminile, in Iran. Fino a questo momento, Faezeh ha continuato a protestare per i risultati usciti dalle urne, lei che si era detta convinta che Mousavi potesse vincere sin dal primo turno e che avrebbe accettato un ruolo nell'esecutivo, se gli fosse stato offerto. "Spero potrai vedere i festeggiamenti subito dopo i conteggi delle schede", mi aveva augurato, sbagliando.

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