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Il voto oscurato dal gossip

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nel tondo Patrizia D'Addario

Alle urne tra veleni e quorum

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È noto che, quando il gioco si fa duro, si desideri avere accanto solo gli amici, quelli veri. Le persone con le quali non si ha bisogno di fare tanti giri di parole, di raccontare la propria verità. O addirittura di dare consigli su cosa dire, e come farlo. Si ha piuttosto bisogno di persone in grado di fare squadra, ipotizzando una strategia, avanzando ipotesi, e quindi delineando una difesa. È il desiderio di Silvio Berlusconi. Un desiderio forte in queste ore di grande confusione politica con le chiacchiere su feste e donnine che rimbalzano da Bari, con le polemiche che montano tra maggioranza e opposizione, anche il premier punta alle persone a lui più vicine. Gli amici antichi: alcuni addirittura d'infanzia, altri accanto a lui già nelle prime ore della sua discesa in campo. Sono loro le colonne a cui ora vuole appoggiarsi, seppur per un confronto o per uno scambio di opinioni su quella che lui stesso ha definito «una montagna di spazzatura». Già in questa settimana il Cavaliere potrebbe incontrare qualcuno di questi nella sua casa romana: qualche esponente di governo di cui si fida in modo particolare. Tra loro, pare, anche il ministro Claudio Scajola. Di certo le ultime rivelazioni da parte di Barbara Montereale, ragazza-immagine che ha partecipato alla famosa cena con il premier e la «escort» Patrizia D'Addario, non contribuiscono a svelenire il clima. Licia Ronzulli, appena eletta a Strasburgo, tirata in ballo proprio dalla Montereale come colei che si occupava della logistica delle ospiti alle feste del premier tiene a precisare di essere stata più volte ospite a Villa Certosa «con mio marito», e di aver collaborato «con il presidente Berlusconi nell'accoglienza degli invitati: politici, imprenditori, amici». La tensione, dunque, continua ad essere molto alta. In un weekend trascorso ad Arcore, il Cavaliere ha avuto modo di sfogarsi con più di una persona, appunto con qualche amico. Ora c'è l'obiettivo ballottaggi, ma già dalla prossima settimana la musica deve cambiare. Bisogna pensare solo a fare, a governare il Paese senza più dare spazio alle chiacchiere. Anche perché, prima della pausa estiva, ci sono scadenze importanti. In primis, il G8 aquilano, ormai imminente.   E poi, la ricostruzione dell'Abruzzo, le riforme già avviate e da portare a termine (vedi la Giustizia). Chi ha avuto modo di poter parlare con il premier negli ultimi giorni racconta sì della profonda amarezza di fronte «ad un cumulo di calunnie e falsità», evidenziando però anche un altro aspetto. E cioè che forse il presidente del Consiglio si sarebbe aspettato qualche scesa in campo in più dai suoi, qualche sostegno ulteriore a sua difesa. Nelle scorse settimane, nel tam tam generale sul caso Noemi, con qualche esponente di governo a lui vicino lo sfogo era stato: «Devo fare tutto da solo». Possibile, si chiede più di qualcuno nei palazzi che contano, che non ci si renda conto che tutto ruota intorno a lui? E non è un caso se Gaetano Pecorella, deputato del Pdl e legale del premier, in un'intervista pubblicata ieri dichiarava: «La caduta di Berlusconi sarebbe la fine del Pdl. Se c'è qualcuno che pensa di sostituirlo si sbaglia». Così come non è superfluo l'invito del Pdl Osvaldo Napoli: «Gli iscritti e i parlamentari faranno altrettanto bene a stringersi attorno al Pdl. Il partito ha oggi più urgenza di ieri a rafforzare le proprie radici territoriali ma, soprattutto, ha bisogno di procedere a ritmo accelerato nella selezione e nel rinnovamento della classe dirigente». Già il partito. Altra matassa ingarbugliata. Molto della preoccupazione per il vortice barese, arriva proprio da lì. Certo, come alcuni esponenti di via dell'Umiltà fanno notare, si tratta solo della punta dell'iceberg formato dal malessere all'interno del Pdl. I rumors sulla fusione tra Fi e An hanno riempito intere pagine di giornali nell'ultimo anno. E forse le cose non sono poi così cambiate. Ci sono le diatribe interne, ci sono i malumori sui tre coordinatori, Verdini, La Russa e Bondi. Senza dimenticare i tanti scontenti, gli "esclusi" da questa tornata elettorale, che invece forse si aspettavano qualcosa in più. Ci sono poi le voci circa le nuove nomine di governo «non condivise da tutta la maggioranza», e quelle sui tagli ai parlamentari, annunciati dallo stesso premier e sui quali non tutto il Pdl si dice d'accordo. Negli ultimi giorni sulle agenzie di stampa c'è stato un susseguirsi di dichiarazioni da parte della maggioranza, intenta a richiamare l'attenzione pubblica sulla «politica del fare». Questo è in un certo senso il leit motiv scelto anche per i prossimi giorni, puntare tutto sugli obiettivi da raggiungere. C'è paura? Sì. C'è timore che la burrasca barese possa diventare un po' come una matrioska perenne. C'è chi parla di partite importanti per il Pdl che potrebbero essere infangate da queste inchieste. Una su tutte, le elezioni regionali del prossimo anno: una partita fondamentale per il Pdl in territori come il Lazio o la Campania. Intanto, oggi è il giorno dei ballotaggi e del referendum. Berlusconi voterà a Milano, probabilmente tra le 12 e le 13, presso la scuola media Dante Alighieri di via Scrosati, nella zona in cui ha la residenza e dove abitava la madre. Inizialmente, ieri era atteso a Portofino. Ma alla fine ha deciso di rimanere nella sua casa milanese.   Il Cavaliere è talmente amareggiato da essere arrivato a ipotizzare di vendere villa La Certosa, la residenza di Porto Rotondo dove da anni passa numerosi fine settimana e gran parte delle vacanze estive. L'idea di cedere la tenuta, riferiscono diverse fonti che hanno raccolto in queste giorni le sue confidenze, nasce dagli scatti del fotografo Antonello Zappadu all'interno della villa. «Me l'hanno violata», ha spiegato il premier ad alcuni interlocutori. È come se ci fossero entrati i «ladri». Per questo «sto riflettendo se venderla». Di deciso, ovviamente, non c'è nulla. Tantomeno i tempi dell'eventuale cessione. Anzi nel suo entourage, pur confermando che la tentazione c'è, in pochi credono che alla fine decida davvero di dire addio alla casa e al suo immenso parco. Ma un altro elemento sembra rafforzare la tesi della "disaffezione" del Cavaliere verso la casa di Porto Rotondo. Quest'anno, nonostante la bella stagione sia iniziata da tempo, il presidente del Consiglio non è praticamente mai andato in Sardegna, per lo meno dalla pubblicazione delle foto di Zappadu. Circostanza decisamente insolita per lui che in questi anni, sia al governo che all'opposizione, ha sempre passato diversi fine settimana nella tenuta di Porto Rotondo, oltre che naturalmente gran parte delle vacanze estive. Quale che sia la decisione definitiva, dunque, un dato sembra certo: la frequenza delle visite in Sardegna diminuirà sensibilmente. Certo, forse ci tornerà proprio il prossimo fine settimana, visto che dovrebbe presenziare all'inaugurazione del nuovo aeroporto di Olbia, proprio quello dove si atterra per andare a Porto Rotondo. Ma nessuno, nel suo staff, è in grado di prevedere se vi intenda trascorrere le vacanze di agosto.

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