Sanità, sei Regioni creano un buco di 3,5 miliardi
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi avverte che, sul fronte della sanità, non c'è ormai più tempo da perdere: decisioni risolutive si prenderanno entro il mese di luglio. Ne va della stessa tenuta del Sistema sanitario nazionale. L'avvertimento del ministro arriva dinanzi ad una platea di medici dirigenti, quelli aderenti al sindacato maggiormente rappresentativo dei medici dirigenti ospedalieri con circa 20.000 iscritti: l'Anaao-Assomed che oggi, in un convegno, ha celebrato i Cinquanta anni di attività. La strigliata, a regioni in rosso ed istituzioni, non ammette scusanti: «C'è una situazione di pericolosa esplosione incontrollata della spesa sanitaria, che coincide — ammonisce Sacconi — con situazioni di inefficienza e di carenza di servizi ai cittadini». Quindi l'annuncio che misure risolutive arriveranno al più presto: «Tutto — dice il ministro — si concentra nelle decisioni che dobbiamo prendere entro il mese di luglio per le regioni Sicilia, Campania, Molise e Calabria, oltre alle verifiche che dobbiamo fare sul piano di rientro dell'Abruzzo e sulla situazione del Lazio». Infatti, spiega poco dopo lo stesso Sacconi, «in sole sei regioni del centro-sud il disavanzo strutturale stimato dal governo potrebbe valere 3-3,5 miliardi. Dobbiamo verificare se queste regioni (Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Sicilia e Calabria) hanno preso le decisioni per azzerare il disavanzo strutturale nel 2009 o se vanno commissariate». Bisogna farlo, aggiunge il titolare del Welfare, «sennò non diventa più credibile il rispetto dei criteri di gestione equilibrata che hanno le altre Regioni» ed i «4,5 miliardi in più previsti per il 2010-2011 potrebbero non bastare». Il messaggio del governo è chiaro: «O riusciremo, entro questa data, a prendere decisioni credibili, nel senso dell'innesco di robusti atti di riorganizzazione di quei servizi regionali in deficit — afferma Sacconi — o dovranno innescarsi ulteriori commissariamenti». Insomma, la situazione non è delle migliori ma, in questo contesto, si innesca anche il dibattito della categoria circa le retribuzioni dei medici, da molti considerate inadeguate. Un tema sul quale il ministro interviene, dicendosi d'accordo con il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta nel voler legare gli stipendi ad una componente meritocratica collegata agli esiti ed alla verifica dei risultati. Questione sulla quale è pronta la replica del segretario nazionale Anaao Carlo Lusenti: «Sì alla meritocrazia anche in relazione alle retribuzioni, ma a patto — dice — che ci siano risorse per gli stipendi e che non si tratti di un "appiattimento" solo verso il basso». Dalla platea dei medici dirigenti arrivano anche delle richieste precise al governo. Le priorità, chiarisce Lusenti, sono al momento tre: promuovere una politica sanitaria chiara, con una regia ed una responsabilità unica; rivedere i decreti Brunetta per il Pubblico impiego, che nella versione attuale rischiano di produrre gravi danni al Sistema sanitario nazionale e, infine, rinnovare il contratto dei medici.