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In 3 mesi persi 204 mila posti

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La botta, temuta, sull'occupazione italiana è arrivata. Nel primo trimestre del 2009 i posti di lavoro sono diminuiti di 204 mila unità rispetto allo stesso lasso di tempo del 2008 (-0,9%). È il primo stop dopo 14 anni di crescita. In aumento anche le persone che il lavoro lo cercano, un numero salito a 221.000 unità. Numeri che portano il tasso di disoccupazione al 7,9% (+0,9 punti percentuali rispetto al 7% dello stesso trimestre dell'anno scorso). Non è una debacle ma è il segnale che la crisi finanziaria che si è propagata all'economia reale sta ora chiedendo il conto anche al mondo del lavoro. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in realtà ha ridimensionato l'allarme sottolineando che i dati sono «inferiori» rispetto a quelli che erano stimati. In particolare il ministro ricorda che solo alla fine degli anni Novanta i tassi di disoccupazione in Italia superavano il 12% e che il dato del primo trimestre è migliore degli altri Paesi.  I dati diffusi ieri dall'Istat sottolineano come il calo sia esclusivamente da imputarsi alla componente italiana (-426.000 unità) mentre quella straniera cresce su base annua di 222.000 unità. Nel complesso gli occupati nel trimestre erano 22.966.000 (dati non destagionalizzati) mentre i senza lavoro arrivano a quota 1.982.000. Nonostante la perdita complessiva di 204.000 posti il lavoro dipendente guadagna 66.000 unità. Il calo dell'occupazione infatti è da ricercarsi nel lavoro indipendente (-270.000 posti). Nel lavoro autonomo le collaborazioni hanno perso 107.000 unità mentre i piccoli imprenditori sono diminuiti di 163.000 unità. L'aumento del lavoro dipendente è stato possibile grazie alla crescita di quello a tempo indeterminato (+219.000 posti) mentre quello a termine ha perso 154.000 unità. Il mercato del lavoro è sempre più straniero con 222.000 posti in più a fronte di un calo di occupazione tra gli italiani di 426.000 unita. Il dato risente soprattutto della crescita della popolazione immigrata. Il tasso di occupazione infatti diminuisce anche tra gli stranieri (-0,5%) anche se proporzionalmente meno rispetto alla media del Paese (-0,9%). Rispetto a un anno fa i giovani con meno di 34 anni che lavorano sono 408 mila in meno. Il loro tasso di occupazione ha perso 2,5 punti percentuali passando dal 50,4% del primo trimestre 2008 al 47,9% dei primi tre mesi del 2009. Il dato è in gran parte condizionato dal calo delle occupazioni precarie con 154.000 contratti a termine in meno e 107.000 collaborazioni perdute. Per gli ultracinquantenni la tendenza è opposta con una crescita di 150.000 persone al lavoro in questa fascia di età rispetto all'anno scorso soprattutto grazie alle nuove regole sulla previdenza. Nel complesso tra i 15 e i 64 anni il tasso di occupazione è sceso dal 58,3% al 57,4%. Se le donne perdono sei decimi di punto (dal 46,9% al 46,3%) il tasso di occupazione maschile perde 1,2 punti passando dal 69,7% al 68,5%. La maggior parte dei posti di lavoro è stata persa al Sud (-114.000 posti) mentre il Nord ha perso 46.000 posti e il Centro 44.000. Nel Mezzogiorno pesa ancora una volta l'effetto scoraggiamento con il calo di 112.000 persone tra le forze di lavoro. Di fatto nell'area quindi la disoccupazione aumenta in modo marginale (+2.000 unità) a causa del gran numero di persone che rinuncia direttamente a cercare lavoro. Unico settore ad avere un segno positivo per l'occupazione sono le costruzioni (+1,7%) mentre gli altri comparti a partire dall'agricoltura (-3,4%) fanno un passo indietro rispetto al primo trimestre 2008. A fronte del calo dello 0,9% complessivo l'industria in senso stretto segna un calo dell'1,6% mentre i servizi perdono lo 0,8% degli occupati.

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