E'il tempo di parole chiare
L’attesa, come è ovvio, riguarda il presidente del Consiglio, al centro di una ridda di voci e pettegolezzi, sulle cui sorti oggi tutti discutono tentando di fare previsioni. Ecco un campionario ragionevole delle domande che molti si pongono in una ridda di telefonate, nelle quali si alternano sospiri, mezze frasi ed appuntamenti per parlarne a voce. Quante altre puntate vedremo di questa storia? Quante altre ragazze (più o meno attendibili) parleranno delle loro serate e vacanze a villa Certosa o a palazzo Grazioli? Vi saranno iniziative giudiziarie in proposito ed a carico di chi? Qual è la reale dimensione del danno di credibilità internazionale che queste vicende hanno arrecato alla personalità del nostro primo ministro? Saprà egli superare indenne questa ennesima prova? Il tema è serio e non va preso sottogamba, anche perché una stagione d’immobilismo politico (di cui a livello di Governo e Parlamento già si vedono i primi segni) è la più grande sciagura che possa capitare all’Italia in questa dura fase di crisi economica. Occorre quindi mettere mano alla questione, trovando un filo serio di ragionamento da proporre all’opinione pubblica. ]ntanto vanno fissati tre punti imprescindibili. Il primo è che contro la persona di Berlusconi lavora uno schieramento politico e giudiziario che nulla ha lasciato d’intentato per abbatterlo, giocando di volta in volta le carte più disparate (e disperate) pur di non riconoscergli quello che il popolo gli ha affidato tre volte, cioè il diritto di governare. Il secondo è che a sinistra nessuno può vantare supremazie di carattere etico o morale, men che meno i molti dirigenti dell’opposizione che provengono dalle file del partito comunista, partner in salsa italiana di quel regime sovietico che ha riversato a Botteghe Oscure fiumi di dollari (i rubli erano difficili da cambiare e davano nell’occhio) per decenni, pur rappresentando il più criminale e sanguinario centro di potere che il mondo abbia conosciuto nella storia moderna. Il terzo punto è che Berlusconi dal ’93 a oggi ha riservato a tutti molte sorprese, resuscitando più volte vivo e vegeto quando ormai quasi tutti già si annodavano la cravatta nera per il suo funerale. Morale della favola: il Cavaliere è un osso duro, sottovalutarlo non porta da nessuna parte. Chiariti questi punti veniamo all’attualità. È cosa certa che vi sia stata nei dintorni del presidente del Consiglio una gestione «allegra» delle frequentazioni, di quelle che innanzitutto un buon servizio di sicurezza dovrebbe impedire o controllare. Un personaggio di tale popolarità e prestigio deve avere, non c’è altro verbo utilizzabile, un cordone di garanzia intorno, capace di filtrare in modo professionale i soggetti che si avvicinano. A questa considerazione voglio però aggiungerne un’altra. Chi può escludere che su questa vulnerabilità abbiano fatto leva soggetti interessati a gettare discredito? Chi può giurare sul fatto che interessi criminali abbiano cercato di mettere in atto strumenti di ricatto? Qual è, ad esempio, il grado di fastidio arrecato in Campania ai clan malavitosi con l’apertura del termovalorizzatore di Acerra? È casuale la localizzazione geografica (Casoria e Bari) delle due vicende più delicate? Vorremmo essere rassicurati su questo punto, nel senso che, come più volte ricordato da Andreotti, a pensar male si farà anche peccato, ma qualche volta si indovina. A questo punto occorre comunque una qualche azione riparatrice. Occorre una solida agenda di governo da proporre alla nazione (che, non va dimenticato, meno di due settimane fa ha votato per Berlusconi in modo per lui assai lusinghiero). Occorre una presa di distanze pubblica ed inequivocabile da uno stile che non può fare ulteriori concessioni alla sobrietà ed al rigore. Occorre tentare di voltare pagina capendo che avversari e nemici non hanno ragione, ma neanche del tutto torto. Se il sindaco di Mantova (o di Brindisi) vuole un incontro con il premier quanti mesi deve aspettare? Molti, ammesso che riesca nell’intento. Quanto ha aspettato la D’Addario? Poco, a quanto leggiamo dai giornali. Non va bene così. Viva il sindaco, abbasso la D’Addario.