Berlusconi: "Farò fuori la spazzatura"
La mattina da Bruxelles: «Per me è tutto chiarissimo, è tutta spazzatura. E io di spazzatura me ne intendo, perché a Napoli l'ho fatta fuori, e farò fuori anche questa». In serata dal comune alle porte di Milano: «Siamo la maggioranza e in un Paese democratico la maggioranza governa. Più continuate a fare così, più mi convincete a restare, mi fate pena, mi fate disgusto. Siete oggi come sempre dei poveri comunisti, degli analfabeti della libertà». Silvio Berlusconi cambia strategia e sceglie la via dell'attacco. Se il giorno prima aveva preferito non commentare tutte le notizie che rimbalzavano da Bari, alla fine ha scelto di virare. Vuoi i continui attacchi mediatici e politici, vuoi il montare di tutta la vicenda «ragazze squillo-feste-premier», vuoi il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Fatto sta che il presidente del Consiglio ieri ha cominciato ad esprimere tutta la rabbia e l'amarezza che ha dentro in queste ore. Il vertice europeo Da Bruxelles Berlusconi ostenta sicurezza e superiorità rispetto alla vicenda innescata dalle rivelazioni di Patrizia D'Addario. Sa che i cronisti che lo attendono nel palazzo dell'Europarlamento punteranno il dito sulle questioni nazionali. Così, appena entrato nella sala stampa, ironizza: «Rispondo solo a domande su questioni internazionali... non sulle comiche». Niente da fare. I giornalisti incalzano il premier sulle sue vicende private. «Povera Italia - commenta Berlusconi -, se andiamo avanti così va a finire che quello che dice una moglie al marito sul cuscino del letto sarà inserito nelle prime pagine dei vostri eccellentissimi giornali...». Quindi prova a riportare l'attenzione sulle «questioni internazionali». Ma niente, la stampa non molla. Una insistenza che il Cavaliere mostra di gradire poco. A conferenza stampa conclusa, il premier si rivolge all'inviata del Tg3 commentando l'abbigliamento della giornalista, che indossa una maglietta con lo «scollo a barca». Berlusconi scherza: «Fa così per farsi invitare a cena?». «Una volta - aggiunge sorridendo - facevo una cena al mese, adesso dovrei farne quattro a settimana....». Quindi smentisce con decisione, quasi con rabbia, le ricostruzioni di alcuni quotidiani sulle sue reazioni all'inchiesta di Bari. È ancora in albergo, a Bruxelles, si prepara per la seconda giornata dei lavori del Consiglio europeo e comincia a sfogliare i giornali italiani. Legge con attenzione i servizi che lo riguardano, poi esce per andare al Vertice. Il volto tirato, saluta i cronisti che lo attendono nella hall e sale in auto. Nessuna dichiarazione, fa solo un gesto con la mano per far capire che parlerà successivamente. Poi, a sorpresa, la telefonata di Niccolò Ghedini, che lo raggiunge proprio mentre una telecamera di Sky sta completando il giro di tavolo dei 27 capi di Stato e di governo che hanno appena cominciato la riunione nel palazzo di Iustus Lipsius. Nella registrazione del colloquio, poi rilanciata dalle agenzie, il Cavaliere si sfoga con il suo avvocato di fiducia che è anche deputato del Pdl: «Ci sono cose che non ho mai detto, non ho mai parlato di complotto oscuro, non ho mai detto di temere di essere spiato e non ho mai detto che il mio avvocato è uscito pazzo». Soprattutto, chiarisce di non aver mai detto che risponderà colpo su colpo. «È una cosa che mi fa incazzare - dice a Ghedini - è veramente incredibile, questi sono dei disgraziati». La partita dei ballotaggi È tardo pomeriggio quando arriva a Cinisello Balsamo. Nella piazza principale c'è un palco allestito per la chiusura della campagna elettorale. Il tutto a sostegno del presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, e qui anche del candidato sindaco per il Pdl Carlo Lio. Ad attenderlo ci sono anche Ignazio La Russa e Mario Mantovani, il leghista Roberto Calderoli, i Pdl Paolo Romani e Maurizio Lupi. Il comizio è breve, ma è di quelli che lasciano il segno. Berlusconi lancia un veemente attacco contro la sinistra, accusandola di «non avere dignità», di fare «pena» e di aver portato in piazza le proteste contro il governo sul terremoto «strumentalizzando i morti». Ai suoi sostenitori, comunque, promette che «le trame giudiziarie» e «gli attacchi mediatici» non avranno alcun effetto sulla maggioranza che ha il diritto di governare. Se a Bruxelles si era, in un certo senso, mantenuto solo sulla stampa, l'affondo vero contro il centrosinistra Berlusconi lo lancia davanti a qualche migliaio di sostenitori che lo accolgono a Piazza Gramsci. Lo spunto glielo forniscono una cinquantina di contestatori, muniti di cartelli («dimettiti», «sono una donna, non una velina, vergognati!»), che accompagnano con numerosi fischi i 30 minuti circa di comizio del Cavaliere. «Abbiamo anche contestatori, evviva!», ironizza il premier sottolineando che la loro presenza dimostra che «siamo antropologicamente diversi», visto che «noi siamo uomini di libertà e non ci sogneremmo mai di disturbare» un comizio. L'altro tema che fa infuriare Berlusconi sono le proteste di piazza contro il governo per la gestione dell'emergenza terremoto in Abruzzo. Dice di essere «indignato» perché nonostante l'impegno dell'esecutivo a rendere disponibili 15mila nuove case entro fine novembre «hanno organizzato delle manifestazioni sul nulla, mandando gente che non aveva nulla da chiedere in piazza e strumentalizzando le speranze, la paura e i morti. Vergogna!». Gli ultimi scampoli di comizio sono per i ballottaggi. Il bagno di folla finale, con strette di mano e foto, è tale che non consente ai giornalisti di avvicinarsi per chiedergli un commento alle parole di Gianfranco Fini che, sulla vicenda pugliese, ha avvertito sul rischio non per la stabilità del governo ma per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.