La sinistra vuole un Tg1 come Repubblica

Contro Augusto Minzolini, neo direttore del Tg1, si è aperto il fuoco del Pd e di tutta l'opposizione. L'accusa? Non seguire con la dovuta attenzione la giornaliera dose di gossip su Berlusconi che arriva dai quotidiani dell'opposizione (e dai settimanali come «L'Espresso» che nel numero oggi in edicola titola «L'estate di Papi» mettendo a corredo una serie di foto di belle ragazze). Dimenticando però quanto succedeva con «Annozero» di Santoro. Allora era il centrosinistra che difendeva la «libertà di informazione» del giornalista Rai durante trasmissioni nelle quali il più delle volte era messo sotto processo proprio Berlusconi. E alle critiche che arrivavano dal centrodestra l'opposizione ha sempre reagito con uno sdegnato «attacco alla libertà di informazione». Le accuse a Minzolini sono iniziate dal giorno del suo insediamento, tenendo però toni bassi. Con l'esplosione della vicenda di Patrizia D'Addario, però, il «fuoco» è aumentato di intensità. Fino ad arrivare alla richiesta di Pancho Pardi, ex leader no global approdato in Parlamento al seguito dell'Italia dei Valori: «È incredibile che il Tg1, il telegiornale più seguito, continui a nascondere la verità ai suoi milioni di telespettatori». «Per questo — conclude il senatore IdV — chiederemo l'audizione di Minzolini in Vigilanza. Ormai il monopolio Raiset, con le nuove nomine decise a Palazzo Grazioli dallo stesso Berlusconi, ha superato il limite della decenza». «È l'opposizione che sta superando il limite della decenza — replica Gregorio Fontana, deputato del Pdl — È sempre lo stesso copione già visto, chi non è con loro è contro di loro». «Di che cosa sarebbe colpevole Augusto Minzolini — rincara Beatrice Lorenzin, deputata Pdl — di non aver portato nei telegiornali la spazzatura che sta emergendo dalla fuga di notizie della Procura di Bari? La sinistra era abituata ad avere direttori sempre pronti a seguirla e ora si lamentano perché è cambiata la musica». Nel frattempo in casa Rai si sta ancora discutendo delle nomine che mancano a comporre il nuovo assetto dell'azienda. E ieri il Cda non è riuscito a sciogliere gli ultimi nodi, rinviando di nuovo alla prossima settimana. Le prime caselle da riempire dovrebbero essere quella di Raidue e del Tg2, coperte solo da un interim al vicedirettore generale Antonio Marano la prima e al vicedirettore della testata De Scalzi la seconda.   Ci si appresta poi alla ridefinizione della direzione della radiofonia (e c'è chi tra i consiglieri vorrebbe tornare ad una declinazione per rete), così come di Rai Sport e della Tgr. Per la direzione di Raidue la contrapposizione è all'interno della maggioranza tra Lega e il Pdl (ma sembrerebbe averla spuntata la Lega che deve decidere il nome). Sullo sfondo rimane anche la questione di Raitre e Tg3, con Paolo Ruffini e Antonio Di Bella che vedrebbero il loro posto insidiato da altri pretendenti nel loro stesso schieramento di centrosinistra che si rispecchia quindi in un diverso orientamento anche tra gli stessi consiglieri dell'opposizione. La prossima settimana si tornerà a parlare anche di un'altra questione rimasta in sospeso: quella delle deleghe ai vicedirettori.