Confindustria: ripresa faticosa La crisi costa un milione di posti
La strada per la ripresa si preannuncia in salita per l'Italia. Il cammino sarà «faticoso e doloroso», soprattutto se il Paese non cambierà rapidamente passo e non intraprenderà le riforme necessarie per riportare l'economia, ma anche la società, in carreggiata. Confindustria torna ad insistere sull'impellenza delle riforme strutturali e lo fa snocciolando le nuove previsioni economiche del Centro studi: per il Pil quest'anno la contrazione sarà di quasi il 5%, il deficit salirà al 4,9% e la disoccupazione all'8,6%, per poi arrivare al 9,3% nel 2010. Tra perdita di posti di lavoro e cassa integrazione l'impatto della crisi sarà così di un milione di unità di lavoro perse in 2 anni. Eppure la cura per uscire nel più breve tempo possibile dallo stallo in cui il Paese è incappato esiste: sono le riforme e, per la presidente degli imprenditori Emma Marcegaglia, si chiamano sburocratizzazione, liberalizzazioni, infrastrutture, legalità e istruzione. «Se non cambiamo, se non facciamo cose concrete, - ha sottolineato - ci metteremo almeno 5 anni a tornare ai livelli pre-crisi». Questi mesi saranno essenziali per tornare ad agire, altrimenti «rischiamo di perdere un pezzo del sistema produttivo». Quest'anno la Confindustria prevede infatti un calo netto del prodotto interno lordo del 4,9% (-3,5% la precedente stima di marzo), cui seguirà l'anno prossimo un lieve +0,7%. «Alcuni segnali di miglioramento ci sono - ha spiegato Marcegaglia - ma non vogliono dire che l'emergenza sia finita. La situazione rimane preoccupante». La recessione è stata soprattutto industriale, sottolinea il Csc, e ha riportato l'attività manifatturiera ai livelli di dicembre 1987. Anche sul fronte occupazionale la crisi è tutt'altro che archiviata. Nei due anni tra il primo trimestre del 2008 e il primo del 2010, Confindustria stima infatti la perdita di circa un milione di unità di lavoro (tra posti di lavoro e cassa integrazione). Il tasso di disoccupazione arriverà quest'anno all'8,6% e nel 2010 al 9,3%, «livello che non veniva più toccato dal 2000». La turbolenza sul mercato del lavoro sta avendo ed avrà un impatto anche sui consumi che il Centro studi stima in calo quest'anno dell'1,9%, con una lieve ripresa dello 0,7% nel 2010. Di fronte a un quadro così difficile, l'unica via d'uscita sono dunque, secondo gli industriali, le riforme strutturali, che potrebbero dare una spinta decisiva all'economia. Anche perchè «senza crescita più alta diventano insostenibili gli standard di welfare state e si incrina la coesione sociale», denuncia il Csc. Le riforme, sottolinea il Centro studi, «offrono gigantesche opportunità: facendo leva su infrastrutture, istruzione, pubblica amministrazione e liberalizzazione il pil italiano può guadagnare almeno il 30%» nei prossimi vent'anni.