"Vorrei sapere chi ha pagato per far parlare la D'Addario"
«Se oggi non avessi letto i giornali e lei mi avesse chiesto chi è Patrizia D'Addario, non sarei riuscito a risponderle. Ma visto che mi sono informato, un'idea me la sono fatta: la signora è una prezzolata». Danis Verdini, deputato e coordinatore del Pdl assieme a Ignazio La Russa e a Sandro Bondi, non usa mezzi termini e risponde per le rime alle dichiarazioni rilasciate in un'intervista al Corriere della Sera da Patrizia D'Addario, la giovane candidata al comune di Bari nella lista di «La Puglia prima di tutto», schieramento vicino al Pdl. E continua: «Più leggevo quel pezzo e più mi rendevo conto di come la bramosia di pubblicità spinga certa gente a infangare il proprio nome pur di apparire». Sembra però che a rimetterci sia per l'ennesima volta il presidente del Consiglio, non tanto questa ragazza. «Io non sopporto le ipocrisie. La cosa più naturale del mondo è che un uomo subisca il fascino di una bella ragazza che gli fa la corte. Il fatto è che Berlusconi non c'entra proprio nulla in tutto questo. Non l'ho mai conosciuta personalmente ma quello che è certo è che ha raccontato una montagna di frottole. Ad esempio non mi risulta abbia frequentato alcun corso di formazione politica. Poi quando ho letto di compensi economici, di rimborsi, di richieste d'aiuto, di nomi falsi, di registratore ho capito come certa gente, pur di veder il proprio nome vicino a quello del premier, arrivi a dire di tutto. Ma lasci che faccia io qualche domanda». A chi? «A chi vorrà rispondermi» Prego. «Chi ha pagato? Quanto è stato pagato? Centomila euro? Di più?» Non potrebbe essere una vendetta? Le era stata promessa una candidatura alle Europee ed è finita con un posto in una lista civica per le comunali di Bari. «Un'altra falsità bella e buona. Come si fa a candidare qualcuno che nemmeno si conosce? Sarà magari delusa del risultato ottenuto nel comune di Bari». Una "trombata"? (Ride). «Usare un termine simile in questo contesto penso non sia appropriato. Ma non credo che la faccenda sia legata a qualcosa di diverso. Ci sono alcune cose che in questa storia non mi tornano». Ovvero? «Come mai D'Alema era a conoscenza di questa autodenuncia che, fatalità, è stata pubblicata con un tempismo senza eguali proprio a poche ore dal secondo turno del voto amministrativo?» Vuole dire che sotto questa cosa ci sia lo zampino di D'Alema? «Non so se c'entri in qualche modo, ma sono certo che dall'intervista rilasciata dall'Annunziata al Corriere della Sera si capisce benissimo che D'Alema parlasse proprio di scosse giudiziarie non tanto politiche. Ma lasciando da parte questa diatriba, quello che è veramente inquietante è vedere a che livello si sta giocando la battaglia politica. La sinistra non risce a sconfiggere Berlusconi e il suo governo sui contenuti e sul suo operato e così si attacca a infangarne la reputazione. Per non parlare poi della loro invidia nei confronti del consenso elettorale del Pdl e, per evitare il tracollo definitivo ai ballottaggi, ecco che si affidano alla D'Addario. Noi non l'abbiamo mai fatto, né quando emersero le intercettazioni telefoniche di D'Alema, né quando venne beccato il portavoce di Prodi in atteggiamenti compromettenti». Lei avrebbe mai pubblicato quell'intervista? «Non è questo il mio lavoro, ma credo che gli italiani siano stanchi che in questo Paese si continuino a riempire pagine su pagine di gossip. Poi il problema potrebbe diventare ancora più grave e ingestibile. A che cosa si riferisce? «È evidente che dopo la ricerca spasmodica e ben remunerata, da parte di un gruppo di giornalisti, di ogni notizia in grado di danneggiare l'immagine del premier, si sia aperta la strada a qualsiasi mitomane o persone a caccia di facile notorietà». Lei questa mattina (ieri, ndr) era alla riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl al quale era presente anche Berlusconi. Era preoccupato da queste continue accuse? «Il premier sta vivendo un grande momento. Ha costruito un ottimo rapporto con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e ha il 35% degli italiani che credono in lui e alla sua politica. Poi però si pone delle domande e inorridisce quando vede che il suo Paese viene innondato da così tanta spazzatura mediatica».