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E nel Pd sale l'insofferenza

Dario Franceschini

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Come a dire l'eterno duello dentro il partito tra i due leader. L'insofferenza per il momento sta coagulando un fronte di parlamentari, e non solo, che si riuniranno la prossima settimana per decidere una candidatura per il congresso. E c'è chi pensa ad Anna Finocchiaro. Il Pd si sforza di rimanere concentrato sui ballottaggi, con i vari big che attraversano l'Italia. E, nel giorno della notizia sull'inchiesta di Bari, si ritrova ancora, dopo il caso Noemi, a camminare su un crinale scivoloso che mescola politica e comportamenti privati. Il segretario si limita a difendere Massimo D'Alema dal nuovo attacco che parte dal Pdl sul legame tra le «scosse», annunciate dall'ex ministro degli Esteri, e l'indagine di Bari. Ma evita di sollevare questioni morali e di affrontare la vicenda in sè, convinto, come per il caso Noemi, che il Pd rischia di essere danneggiato e non avvantaggiato se affronta le questioni personali del premier. Ma a distrarre i Democratici dall'appuntamento del voto sono ormai i giochi congressuali, che si apriranno ufficialmente nella direzione del 26. Lì, a quanto si apprende, Franceschini dovrebbe ufficializzare la sua candidatura, mentre Bersani è gia in corsa, al punto di aver deciso che il suo comitato elettorale sarà nella sede dell'Ulivo a piazza SS. Apostoli. Ma, al di là dei candidati e delle piattaforme politiche, un nuovo asse si sta compattando nel partito. «Non se ne può più dell'eterno duello tra D'Alema e Veltroni, è tempo di uscire dagli schemi del passato», è la parola d'ordine che sta saldando un gruppo di parlamentari, soprattutto ex diessini, ai «quarantenni». Il nuovo fronte si è dato appuntamento all'inizio della prossima settimana per capire se ci sono spazi di manovra e soprattutto candidati che diano forza ad un'area alternativa all'antico dualismo. E c'è chi pensa, e spera, al capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, che in passato non ha escluso la sua candidatura. «Non so — spiega un deputato — se accetterà, ma in ogni caso la nostra candidatura varrà se non per vincere il congresso come testimonianza che è ora di cambiare davvero». Della necessità di rinnovamento, in realtà, sono tutti convinti. Franceschini in primis. «Credo che in prospettiva il Pd dovrà impegnarsi molto in questa azione di rinnovamento non solo generazionale nel partito e nel suo gruppo dirigente», afferma il leader democratico. E d'altra parte anche Bersani ha più volte sostenuto la necessità di meccanismi che favoriscano il ricambio generazionale in modo stabile. «Ma poi la realtà — chiosa un dirigente — è che chi si candida vuole vincere e quindi deve accettare il sostegno della vecchia guardia».

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