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Obama zittisce i gufi di sinistra

Barack Obama

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E ora non parla più nessuno. Eppure per mesi la sinistra non ha fatto altro che tirare fuori battute e battutine sul rapporto tra Obama e Berlusconi. S'era detto che Berlusconi screditava l'Italia, che era un problema per il Paese, addirittura che era pericoloso. Non ultimo c'aveva provato anche Massimo D'Alema a insinuare un cattivo rapporto tra il presidente Usa e il premier italiano. E c'ha pensato proprio il nuovo mito della sinistra italiana a smentire tutto, al termine dell'incontro con il Cavaliere l'altra sera a Washington. Esprimendo frasi che vanno fuori dal classico rituale diplomatico ma che hanno dimostrato come Obama abbia grande considerazione del premier. Come: «Andrò in Russia poco prima del G8 e vista l'esperienza di Berlusconi ho accettato i suoi consigli su come approcciarli». Oppure: «Con Silvio Berlusconi abbiamo cominciato bene. Mi aspetto sempre dal premier Berlusconi - ha aggiunto Obama - una opinione franca e onesta». Parole che cancellano il coro di frasette di appena il novembre scorso, quando Berlusconi scherzosamente definì Obama abbronzato. Allora Massimo Donadi (Idv) disse: «Con le sue battute infelici e grevi Berlusconi scredita l'Italia sullo scenario internazionale». Il leader Di Pietro gli diede del «cabarettista». Anna Finocchiaro (Pd): «Nella cultura politica di Berlusconi non c'è il giusto distacco istituzionale. Pretendere che chieda scusa per la parole usate nei confronti di Obama è tempo perso». A sentire quello che ha detto Barack l'altra sera viene da chiedersi: ma scuse de che? Ancora Dario Franceschini (allora vice di Veltroni): «Le parole di Berlusconi suoneranno alle orecchie di tutto il mondo come una offesa carica di pericolose ambiguità». Pier Luigi Bersani (anche lui Pd): «Qui la cosa si fa seria, cambi registro perché così danneggia il Paese». Marina Sereni (ancora Pd): «È deprimente che di fronte all'elezione di Obama alla presidenza Usa il presidente del Consiglio italiano si esprima con parole che soltanto a lui possono apparire come battute umoristiche». A lui e forse anche a un certo Obama. Quel giorno si sbizzarrirono tutti. Oliviero Diliberto (Pdci): «Ora gli Usa ci dichiareranno guerra». Una settimana dopo la tv del Pd, Youdem, tirò fuori un video in cui si vedeva Obama che sbadigliava durante il discorso di Berlusconi al congresso Usa nel 2006. Naturalmente non poteva mancare un intervento ad Annozero di Marco Travaglio: «Che cosa direbbe Berlusconi se incontrasse Nelson Mandela?». Passano due mesi, c'è l'insediamento di Obama alla Casa Bianca. Berlusconi dice che non ci andrà anche perché di fatto nessun premier occientale partecipa alla cerimonia. E a sinistra si ironizza. Dice Roberto Giachetti (sempre Pd): «Su Obama Berlusconi... oops, ci ricasca un'altra volta. Inciampa un'altra volta in una gaffe». Poi arriva la sentenza di Walter Veltroni: «Per il governo Berlusconi non è stato un buon inizio. Bisogna confidare per il futuro nel sistema molto forte che in passato abbiamo intercettato con il nostro partner transatlantico».   Il rapporto Italia-Usa diventa poi il pallino di Massimo D'Alema: non si contano le sue dichiarazioni con ironia incorporata sul Berlusconi che avrebbe compromesso il rapporto con l'America. Si comincia a fine gennaio: «Credo che l'Italia oggi con l'elezione di Obama conti meno a livello internazionale, perché ha un rapporto sicuramente meno amichevole che con Bush». A marzo afferma: «Ogni volta che Berlusconi va al governo succedono terribili disgrazie. In Italia si sta facendo il contrario di ciò che sta facendo Obama». A fine mese aggiunge: «Obama punta sulla ricerca e in Italia no». È aprile. Berlusconi, nella foto di gruppo a conclusione del G20, chiama Obama ad alta voce. E riparte la polemica sulle gaffe. I più solerti sono sempre quelli dlel'Idv. «L'Italia ha fatto l'ennesima figuraccia internazionale. Il nostro Paese non merita di essere rappresentato da un premier che urla attirandosi i rimproveri della regina», d'Inghilterra, che era proprio davanti al Cavaliere. A maggio si fa risentire D'Alema e rivendica il fatto che sino a quando il ministro degli Esteri era lui «partecipavamo alle riunioni delle maggiori economie europee, al quartetto per la crisi nei Balcani, ora siamo fuori dal "4+1" per l'Iran». Infine si è aperto un nuovo capitolo, quello sulla Fiat. A Berlusconi è stata addebitato lo stop nelle trattative per l'acquisto di Opel mentre invece Obama sarebbe stato attivissimo. Belisario (Idv): «Il governo ha lasciato solo Marchionne». Ancora D'Alema: «Berlusconi era talmente occupato a nascondere le foto delle sue festicciole...». E ritorna sul tema anche Franceschini, stavolta da segretario: «Berlusconi è sempre più nervoso, è sempre più inaffidabile. Applaude al discorso entusiasta di Obama sull'Islam dopo che per anni si è autodefinito il miglior amico di Bush».   E siamo a domenica scorsa. D'Alema va in tv e annuncia: «Ritengo sia positivo che finalmente dopo tanto tempo anche il nostro presidente del Consiglio possa incontrare il presidente degli Stati Uniti. Certo colpisce non poco che Obama sia venuto in Europa due volte, saltando l'Italia, quando l'Italia è presidente di turno del G8. Una tappa a Roma sarebbe stata obbligata». Parla Obama e riconosce Berlusconi come suo grande amico. E a sinistra restano tutti in silenzio. Per la vergogna. Forse.

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