Muore Caprara, fu amico di Giorgio
Illoro è un deserto della giustizia che non può avere confini labili e impropri con la politica»: così scriveva Massimo Caprara sul giornale Tempi annunciando che non avrebbe votato per l'Unione il 9 aprile 2006, una scelta da lui definita «rivoluzionaria». Caprara, per venti anni segretario di Togliatti, è scomparso a Milano all'età di 87 anni. Una personalità complessa, attraversata da inquietudini e capace di prese di posizione a volte dirompenti che manifesta nei suoi scritti, articoli, libri e saggi. Caprara nasce a Napoli nel 1922 e dal 1944 è al fianco di Palmiro Togliatti come segretario personale. Nel 1953 viene eletto deputato: a Montecitorio rimane per quattro legislature. Diviene anche presidente del gruppo comunista, membro del comitato centrale del partito e segretario regionale della Campania. Cariche alle quali si aggiungono quelle locali: negli anni '50 è sindaco di Portici e fino al 1997 è consigliere comunale di Napoli. Caprara è uno dei fondatori del gruppo del Manifesto: è il 1969 quando viene escluso dal Pci con gli altri aderenti al gruppo per la posizione critica assunta riguardo alla invasione sovietica della Cecoslovacchia, con un articolo intitolato «Praga è sola». Successivamente, Caprara intraprende un percorso critico e, pur non aderendo ad alcun partito, abbandona l'ideologia comunista. Si candida a sindaco di Napoli con la Dc che sta scomparendo. Dopo un periodo di riflessione si avvicina alle posizioni dell'allora Polo delle Libertà. La sua carriera giornalistica è scandita da tappe importanti: prima redattore-capo di Rinascita sotto la direzione di Togliatti, poi collabora al Mondo, all'Espresso, al Tempo Illustrato, al Giornale. Era amico personale di Giorgio Napolitano che ieri ha dichiarato: «Apprendo con grande tristezza la dolorosa notizia della scomparsa di Massimo Caprara. Condivisi con lui le prime esperienze culturali e politiche nella Napoli degli anni di guerra, e nello stesso lontano 1953 entrammo insieme in Parlamento». A Napoli venivano chiamati i magnifici cinque perché fecero l'università assieme: Caprara, Napolitano, Peppino Patroni Griffi, Franco Rosi e Antonio Ghirelli.