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L'Iran scende in piazza Niente voto, riconteggio parziale

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Iran, folla protesta per la sconfitta alle elezioni di Mir-Hossein Moussavi a Teheran

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In una Teheran ancora sotto shock per l'uccisione di sette persone (otto secondo fonti ospedaliere), al termine della lunga manifestazione che lunedì ha portato per le strade circa un milione di iraniani, il Consiglio dei Guardiani ha annunciato, ieri, che le elezioni di venerdì scorso non saranno annullate. Rispondendo alle richieste del fronte moderato-riformista, i dodici giuristi, scelti dal Parlamento e dalla Guida Suprema, hanno eliminato ogni possibilità di tornare alle urne, dicendosi però pronti a ricontare le schede nei seggi contestati dai rappresentanti dei candidati. Il portavoce del Consiglio Abbas Ali Kadkhodai ha sottolineato, infatti, come, «in base alla legge, la domanda di cancellazione delle elezioni non può essere accolta». Poche ore dopo, la tv di Stato riferiva del «sì» dell'ayatollah Ali Khamanei, al riconteggio parziale, se necessario. Una soluzione che non accontenta né Mir-Hossein Moussavi, né Mehdi Karroubi e che non ha avuto alcun effetto «sedativo» su coloro che, da quattro giorni ormai, non abbandonano le strade di Teheran. Gli scontri con le forze di polizia e con le milizie paramilitari si sono estesi, anzi, a tutta la capitale, che si accende soprattutto di notte, in un crescendo di suoni di sirene e di esplosioni e di «Allah Akbar» gridato dalle finestre e dai tetti delle case, in perfetto stile rivoluzionario. Anche ieri, migliaia di persone si sono riunite per sfilare stavolta verso la Tv di Stato, nel nord della capitale, da Vanak Square fino Tajrish Square, rimanendo in silenzio, mentre poco distante dall'Irib si schierava un imponente cordone di polizia in assetto da guerriglia urbana. A Valias Square, invece, si radunava un'altra folla, sventolando la bandiera iraniana in segno di sostegno al presidente Ahmadinejad e ricordando ai giovani dell'onda verde: «apparteniamo alla stessa nazione». Il pericolo è che con l'uccisione dei manifestanti si sia toccato, però, un punto di non ritorno, tanto da risultare inutili anche gli appelli alla calma di Moussavi che, dopo gli ultimi fatti, ha chiesto ai suoi sostenitori di rimanere in casa e di «mantenere cara la propria vita».   Si continua a mettere, invece, nuova benzina sul fuoco con la notizia dell'arresto di altri due rappresentanti dell'area riformista, Behzad Nabavi e Saeed Hajjarian, trattenuti dalla polizia insieme a Mohammad Ali Abtahi, consigliere di Moussavi e vice presidente nell'esecutivo di Khatami, con l'accusa di aver orchestrato le violenze post elettorali. La morsa si è stretta anche nei confronti della stampa estera, affluita nel Paese in massa per seguire l'evento elettorale e diventata, ora, una presenza troppo scomoda. Nell'attesa che scadano i visti giornalistici, più o meno della durata di dieci giorni e senza possibilità di rinnovo, il Ministero della Cultura iraniano ha impedito, ieri, ai reporter ancora presenti a Teheran di svolgere la propria attività per le strade. La motivazione ufficiale è che si cerca, così, di garantire l'incolumità degli ospiti stranieri, ma il trattamento riservato ai colleghi da parte di polizia e basiji in questi giorni e le parole con cui Ahmadinejad ha criticato la copertura dell'evento elettorale da parte della stampa accreditata non lasciano molto spazio a dubbi in merito. Quello che molta gente teme a Teheran è che cali lentamente il sipario sia sulla questione della legittimità del voto, sia sulle violenze che hanno invaso le piazze, lasciando modo al Governo di agire senza alcun «cane da guardia». Del resto, lunedì sera, mentre si diffondeva la notizia delle vittime al termine della lunga marcia pro Moussavi e mentre la rabbia prendeva nuovamente la forma di roghi davanti a negozi e di incendi di cassonetti e motociclette, uno dei canali di Stato trasmetteva un'intervista al capo del Comitato elettorale in cui si ribadiva la regolarità del voto. Nessun cenno a ciò che stava accadendo nelle strade, dove, domenica scorsa, hanno fatto le spese dei poliziotti in tenuta antisommossa anche alcuni membri di un equipaggio Alitalia, colpiti a manganellate mentre camminava nei pressi dell'Università Statale.

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