Draghi: «Pensiamo a strategie per uscire dalla crisi»
Èarrivato il momento di iniziare a «progettare» delle strategie di uscita (exit strategies) dalla crisi economica internazionale. Lo ha affermato Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability board, nel suo intervento a Berlino in occasione del Wirtschaftstag 2009. «Ci troviamo ora - ha detto Draghi - nel mezzo di una strategia disegnata come risposta alla crisi. Si tratta di una strategia fondata su tre pilastri e c'è un terzo pilastro che dovremmo cominciare a considerare, le strategie di uscita. Anche se i tempi non sono ancora maturi per l'immediata attuazione di tali strategie di uscita - ha aggiunto - lo sono per cominciare a progettarle e per riflettere sulle condizioni necessarie alla loro attuazione». Tra le misure invocate dal governatore da mettere in cantiere «l'uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico e l'uscita dall'attuale orientamento delle politiche monetarie per mantenere l'ancoraggio delle aspettative di inflazione». Ora che «ci troviamo nel mezzo di una strategia disegnata come risposta alla crisi», occorre dare «una risposta strutturale e regolamentare che mira a ricostruire un sistema finanziario più robusto e meno soggetto al rischio sistemico» ha spiegato Draghi. «L'aumento dei deficit di bilancio, le politiche monetarie marcatamente espansionistiche in tutto il mondo hanno fatto fronte all'emergenza di segno macro», ha ricordato il governatore, e «una lezione importante di questa crisi è che il sistema l'ha affrontata con un capitale particolarmente contenuto, buffer di liquidità estremamente ridotti e un regime di capitale e valutazione con significative conseguenze pro-cicliche. Per affrontare tali tematiche, molti lavori sono in corso sul capitale e sulla liquidità bancaria». In sostanza, ha spiegato il governatore, «il nostro lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito e sia più immune dal set di non corretti incentivi alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite». In secondo luogo, la chiarezza: «Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione». In terzo luogo, «mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali. In quarto luogo, «dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi paesi». La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. «Ma dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso».