Al Qaeda: "Ora uccidete donne e bambini"

Il massacro nello Yemen è solo l'ultimo episodio di una strategia che Al Qaeda sta attuando già da un anno. Nell'ultimo mese altri due ostaggi sono stati uccisi da gruppi riconducibili alla galassia qaedista. In Mali, Al Qaeda in Maghreb ha annunciato l'esecuzione di un britannico in ostaggio dallo scorso gennaio. Edwen Dyer «è stato ucciso il 31 maggio poichè nessuna risposta è venuta dalla Gran Bretagna che sembra non avere a cuore le sorti dei propri cittadini» è stato il messaggio diffuso sul web. Dyer rapito in Niger, era tenuto prigioniero in Mali. Il 21 maggio Al Qaeda aveva deciso di concedere alla Gran Bretagna un rinvio di 10 giorni dell'ultimatum per la liberazione di Abu Qatada, ex braccio destro di Osama Bin Laden in Europa, chiesta in cambio del rilascio dell'ostaggio. Dopo pochi giorni a Timbuctu è stato giustiziato un agente dei servizi segreti del Mali, impegnato nelle indagini sulla presenza di Al Qaeda nel nord del Mali. Il massacro compiuto nello Yemen sembra sia la risposta all'arresto la scorsa settimana di Hassan Hussein Alwan, di nazionalità saudita, catturato nella provincia di Marib nell'est dello Yemen. Alwan è considerato uno dei finanziatori della cellula terroristica nello Yemen che non si deve dimenticare è la patria di origine dei Bin Laden. Assediata nell'Af-Pak dalle offensive pakistane e delle forze internazionali, Al Qaeda punta sulla delocalizzazione della lotta nel tentativo di allentare la pressione. Non solo, i mujaheddin in fuga dalle aree tribali si starebbero spostando verso la Somalia e lo Yemen. Le nuove mete del jihad sono state individuate grazie alle comunicazioni tra i combattenti che vengono intercettate dalla Cia e messe a disposizione del Pentagono e della Casa Bianca. Dalle conversazioni tra i combattenti, i gruppi in Pakistan, Somalia e Yemen comunicano sempre più spesso e starebbero tentando di coordinare le proprie attività. La nuova strategia del terrorismo è stata dettagliatamente illustrata dallo sceicco Abu Bakar Naji, un teorico della jihad, nel suo ultimo libro «Edarat al Wahsh», (La governance nel deserto ndr). La polizia saudita ha sequestrato in questi giorni oltre 700 copie del libro. In esso viene presentato il manifesto della nuova Guerra santa. Naji parte dall'analisi di quanto accaduto finora a partire dall'11 settembre. L'impossibilità di creare uno stato islamico dove sono vivono gli infedeli; il fallimento della teoria secondo la quale con l'Attacco all'America il fronte occidentale si sarebbe sbriciolato e ancora l'incapacità di pianificare nuovi attentati di grandi dimensioni sono alla base del cambio di strategia. Questa, spiega lo sceicco Naji, deve passare attraverso rapimenti, l'utilizzo di donne e bambini come scudi umani. L'uccisione indiscriminata di stranieri ripresa dalle telecamere e i video diffusi sul web per terrorizzare i «nemici». «Mettere in atto tutte le strategie per rendere impossibile la vita quotidiana agli infedeli», scrive il teorico di Al Qaeda. Quindi ecco illustrata la prospettiva della jihad. Creare piccole enclave «liberate» dove istituire il califfato alla stregua delle zone libere istituite dalla guerriglia marxista in America latina. Naji individua anche le nazioni dove stabilire «il governo del deserto». Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Yemen, Libia, Tunisia e Marocco. Zone dove già questa strategia è attuata, spiega lo sceicco, sono Algeria, Somalia, Egitto, Iraq, Libano e Afghanistan. Un futuro costruito sull'ideologia del massacro.