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Il cambio di passo di Alemanno Il sindaco pensa a una nuova strategia

Gianni Alemanno

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{{IMG_SX}} Dal Comune piovono smentite. La notizia delle dimissioni di Ezio Castiglione, pubblicata da Repubblica, durano appena qualche ora. Il tempo che il sindaco Gianni Alemanno smentisca tutto: «Notizia infondata». E anche anche Andrea Augello e Fabio Rampelli, due semplici deputati ma di fatto due uomini forti dell'entourage del primo cittadino, smentiscono a loro volta i contrasti con l'assessore al Bilancio. Capitolo chiuso? No, capitolo aperto. Perché se è stata apertamente negata l'ipotesi che Castiglione lasci, nessuno fa finta di non vedere i problemi che l'assessore al Bilancio pone. E primo fra tutti c'è il fatto che in pratica le sue deleghe ricomprendono non solo i conticini da mettere in ordine. Insomma, non è un semplice ragioniere d'azienda. Ma anzi, si dovrebbe occupare anche di industria e innovazione tecnologica con il coordinamento delle funzioni strategiche che pure sembrava una delle priorità delle giunta: il progetto appare smarrito nei meandri del Campidoglio. E se Castiglione resta, un altro assessore a breve potrebbe lasciare. È Alfredo Antoniozzi, appena rieletto a suon di voti al Parlamento europeo. E se Alemanno ha imposto persino ai suoi più fedeli collaboratori (proprio Augello e Rampelli, ai quali andrebbe aggiunto anche Vincenzo Piso) la regola dello stop al doppi incarico (o assessori o deputati) certamente la imporrà anche al delegato alla Casa. Che, a rigor di logica, dovrebbe optare per Strasburgo. E dunque un altro posto torna in ballo. Potrebbe essere occupato da un semplice rimpiazzo Anche se nelle ultime ore un'altra voce circola nei palazzi della politica: un rimpasto più ampio, che riguardi più posizioni. È una voce che tra l'altro accompagna la giunta ormai da quando è nata. Escluso il primo giorno, dal secondo si è parlato di nuovi assessori in arrivo. Il punto non è questo. Vero, c'è un problema di uomini. Al vertice del Pdl si ammettono le «criticità». Dopo un oltre un anno di governo della città, si stenta a trovare risultati che possano entrare di diritto negli Annales. Il che non vuol dire che Alemanno abbia lavorato poco o male. Al contrario, il suo operato ha portato a una grande mole di risultati e persino di livello. Ma quasi eslcusivamente indirizzati in una sola direzione: l'emergenza. Insomma, per dirla più volgarmente, a tappare buchi, buche e falle. Non si ricorda per esempio che Alemanno ha preso il Campidoglio che era alla bancarotta e ne è uscito. Non si ricorda che il piano regolatore è stato bocciato dal Tar.   E così via. Il sindaco è apparso più come il responsabile del servizio ambulanze che per un programmatore. E la riprova è nel fatto che interventi strategici si contano sulla dita di una mano. Sergio Marchi, uno dei pochi ad avere una esperienza in Comune, ha presentato il piano delle mobilità. Umberto Croppi, l'unico fuoriclasse, ha segnato una stagione memorabile del Futurismo, il Festival del cinema ha registrato un incremento e l'Estate romana è partita in grande stile: sono rimasti delusi un po' di consiglieri che speravano di fare qualche marchetta in più. Ha inciso Fabrizio Ghera, visto che la Metro C va avanti e nonostante tutto. E anche Laura Marsilio, partita con qualche incertezza, può mettersi la petto la medagli di essere il primo assessore alla Scuola di una grande città ad aver portato i ragazzi a vedere che cosa siano state le foibe. Un gran lavoro. Poco per dire che ai romani sia cambiata la vita. Anche Alemanno se ne rende conto e al fondo vorrebbe un cambio di passo. Una nuova strategia che fissi una direzione di marcia decisa.

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