Letta conferma: «Sto con Bersani»

Inun colloquio con il Corriere della sera, Enrico Letta rompe gli indugi e si schiera al fianco di Bersani per la segreteria del Pd. Ad alcune condizioni, prima fra tutte la crescita di una nuova classe dirigente e l'abbandono della socialdemocrazia. Ma anche l'autonomia dal sindacato, perché un partito non deve scioperare o firmare contratti. L'asse Letta-Bersani, di certo non è una novità, anche se più volte smentita. Esattamente un anno fa, questo giornale riportava di una colazione tra i due in un ristorante dalle parti della Camera dei deputati. Il titolo era proprio: «E a tavola si studia la cordata Bersani-Letta». Un tandem ancora allo studio, ma con l'obiettivo chiaro di superare l'allora segretario del Pd, Walter Veltroni. La smentita fu quasi immediata. Salvo poi, un anno dopo, ritrovarsi davanti lo stesso film. Letta, a questo punto, non vuol sentir parlare di "vice": «Ho sempre pensato che il ticket non sia una cosa saggia. In un partito nuovo, che ha bisogno di amalgama, non ha senso indicare un leader che venga dall'ex partito maggiore e un numero due che venga dall'ex partito minore. Non sono alla ricerca di posti, ma intendo - sottolinea Letta - dare il mio contributo di idee». La candidatura di Bersani, secondo l'ex sottosegretario, dev'essere la levatrice di una nuova classe dirigente del Pd. «E deve segnare l'archiviazione della socialdemocrazia e la costruzione di una nuova identità del Partito democratico. Il congresso - avverte - è l'ultima occasione per fare del Pd il partito del futuro, anzichè scrivere l'ultima pagina di un capitolo concepito nel passato». Quanto a Massimo D'Alema, Letta risponde: «Non sono certo io a poter stabilire il ruolo che giocherà».