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Udc, svolta sinistra

PierFerdinando Casini

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Silvio Berlusconi descrive il primo turno per le elezioni amministrative come un «cataclisma» per il centrosinistra ma, ad una settimana dai ballottaggi, è anche il Popolo delle Libertà a registrare qualche fibrillazione. A scatenare più di qualche malumore è la scelta dell'Udc di Pier Ferdinando Casini di allearsi con il Pd in realtà importanti come Torino e Bari e in quasi tutto il Lazio. Libertà di scelta per Firenze e Milano mentre a Venezia e per molti comuni del Veneto i centristi sigleranno un'intesa con il Pdl. A Frosinone però ieri è scoppiata subito la prima lite tra Pd e Udc. Roberto Morassut, segretario del Partito Democratico del Lazio, ha annunciato di aver chiuso l'accordo con i centristi. Ma poco dopo è stato smentito da Luciano Ciocchetti, a sua volta segretario regionale dell'Udc: «A Frosinone non è stato chiuso nessun accordo, ci sono in corso alcuni incontri e solo in serata si capirà e si deciderà». E, in effetti, la trattativa è stata chiusa in serata. I centristi hanno ottenuto l'apparentamento, tre assessorati, la presidenza del consiglio provinciale e dell'agenzia di formazione professionale. Nel centrodestra Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, prova a «ridimensionare» l'importanza della scelta dei centristi. E a proposito della Provincia di Milano spiega: «Se l'Udc si alleerà con il simbolo visibile allora il 3,68% che hanno preso sarà importante», al contrario — aggiunge il ministro della Difesa — «in mancanza di un apparentamento l'influenza dei leader da Roma e Milano non raggiunge gli elettori». Le valutazioni di Casini però non piacciono agli ex alleati. Per Daniele Capezzone, portavoce del Pdl si tratta di «un grave errore», anzi di «una sbandata a sinistra». Punta il dito contro l'ex presidente della Camera anche il vicepresidente dei deputati del Popolo della Libertà Osvaldo Napoli che definisce l'Udc come di un partito «dalle mani legate al potere». «Dove c'è la possibilità di lucrare posti e posizioni di potere - è l'accusa - lì c'è l'Udc». Chi invece non vede invece nessuna «utilita» per i centristi ad allearsi con la sinistra a Firenze è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti impegnato in un tour elettorale nel capoluogo toscano: «Non vedo francamente quale utilità avrebbe l'Udc a schierarsi qui - ragiona il portavoce del premier - con chi rappresenta una continuità con un sistema che l' Unione di Centro ha sempre criticato». Per La Lega Nord invece non ci sono problemi.Il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota, parlando ad esempio di Torino, non ha dubbi: «Gli elettori dell'Udc non seguiranno le indicazioni del vertice». Chiamati in causa da tutta la maggioranza, la replica dei centristi è affidata al segretario Lorenzo Cesa: «Non siamo un partito a sovranità limitata e non prendiamo lezioni da nessuno». Nel Popolo della Libertà però c'è anche chi prende a pretesto l'Udc per criticare le scelte del vertice del partito. È il caso di Carlo Giovanardi, leader dei Popolari Liberali e degli esponenti del Nuovo Psi. Ad accomunare le due forze politiche è l'assenza di incarichi nell'organigramma del Pdl. La questione sarà affrontata mercoledì nella riunione dell'ufficio di presidenza del partito. Un appuntamento sollecitato anche da Sandro Bondi, uno dei tre coordinatori del partito: «È giusto convocare presto una riunione» dice riferendosi in particolare a diversi problemi locali. Diversi i nodi da sciogliere. In primo piano c'è da risolvere il «caso» Sicilia dopo l'azzeramento della giunta da parte di Raffaele Lombardo e poi c'è da affrontare la gestione del partito sul territorio. All'indomani del voto infatti nel Pdl non era mancate le critiche per l'assenza di iniziative di fronte alla concorrenza e all'attivismo della Lega Nord.

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