«La ripresa può partire dalla Libia»
dall'inviatoLaura Della Pasqua «La Libia offre grandi opportunità per gli imprenditori italiani. Il vertice romano con Gheddafi ha avuto il merito di riallacciare il rapporto e gettare le basi di una cooperazione fruttuosa. È una occasione da cogliere al volo». A parlare è un imprenditore, Paolo Ghirelli, presidente della Bonatti, general contractor per l'industria dell'olio e del gas. Presente da trent'anni in Libia, la Bonatti ha avuto modo da valutare luci e ombre dell'investimento in quel Paese. Di cosa si occupa la Bonatti? «Noi forniamo una filiera di servizi, dalla costruzione degli impianti petroliferi alla loro manutenzione. Forniamo all'industria del petrolio e dell'olio il ciclo completo delle attività. Operiamo in situazioni ambientali estreme, in zone dove la temperatura supera i 50 gradi, in aree desertiche lontanissime dai centri abitati. Noi andiamo lì e portiamo la nostra tecnologia». Quali difficoltà avete incontrato? «Le difficoltà sono quelle comuni a tutti i Paesi emergenti. L'importante è radicarsi sul territorio, stabilire subito legami solidi con le istituzioni ma anche con gli operatori del posto. Il primo scoglio è dato dalle iscrizioni che sono in caratteri arabi. Per noi trent'anni fa è stato un vero problema. Pensate un po' a spostarvi su strade dissestate e con la segnaletica in arabo. Poi c'è una burocrazia molto complicata ma in questo noi italiani siamo, per così dire, abituati. È problematico avere rapporti con le varie istituzioni locali ma una volta capito l'ingranaggio ci si muove bene». Che opportunità offre a un'azienda come la vostra? «L'Italia dipende per l'85% del suo fabbisogno energetico dall'estero e nel settore dell'olio e del gas la Libia è un referente primario. Va ricordato che cinque anni fa è stato inaugurato un gasdotto per il rifornimento di gas direttamente all'Italia. Da qui il legame tra i due Paesi si è stretto. La Libia può garantire all'Italia un rifornimento costante anche nelle situazioni in cui la Russia potrebbe avere dei problemi come si è verificato in passato. C'è poi un altro fattore da considerare importante per tutto il comparto imprenditoriale italiano». Quale? «La Libia si ritrova con un surplus finanziario considerevole determinato dall'alto prezzo del petrolio. È diventato un fondo sovrano. Questo significa che hanno i soldi da investire nelle infrastrutture ma non hanno il know how per farlo. Ed ecco che entrano in gioco le imprese italiane. La Libia quindi è una grande opportunità non solo per i big come l'Eni ma anche per le piccole e medie imprese. E ci sono vantaggi fiscali da non trascurare». Che tipi di vantaggi? «L'offerta data all'Italia di avere delle aree a esenzione fiscale è una grande opportunità. Loro hanno i soldi noi, in Italia, abbiamo la tecnologia e le imprese che in questo momento sono nella necessità di dover aumentare i volumi di produzione. Quindi la Libia può diventare davvero un volano per aiutare la ripresa della nostra economia e poi è un trampolino di lancio verso nuovi mercati». Il mercato africano? «La Libia è di fatto il Paese leader tra quelli africani. Quindi può diventare per le imprese italiane la porta d'accesso per un'espansione a più vasto raggio».