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Il Cavaliere saprà reagire agli attacchi

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Ilprevalere dell'opzione Pd è una novità politica assoluta per Casini e per Cesa: non è una scelta definitiva ma è un segnale forte. Per la prima volta sono i centristi a lanciare il guanto di sfida a Berlusconi, e per il premier è il segno che il suo appeal non è irresistibile. Al dato Udc va inevitabilmente aggiunto pure quello relativo a Fini. L'attuale inquilino di palazzo Montecitorio si era presentato al congresso del Pdl con la chiara idea di rappresentare una «minoranza» ancorchè non subalterna. Anche qui, qualcosa è cambiato. La reazione di Fini agli eccessi di Gheddafi gli hanno consegnato un ruolo probabilmente persino inatteso o insperato. E se Berlusconi ha ben donde d'essere preoccupato dall'effetto tenaglia a causa della saldatura (anche solo temporale) fra segmenti importanti di magistratura, editoria, finanza e diplomazia, può sempre contare su una garanzia: la totale assenza del Pd. Il partito guidato pro-tempore da Franceschini è così lacerato al suo interno e pronto a bruciare qualunque ipotesi costruttiva o innovativa, da restare l'alleato migliore del presidente del Consiglio. Ad ogni modo, la politica italiana sembra aver ritrovato un suo movimento – anche se per ora solo centrifugo – e Berlusconi farebbe bene a non sottovalutare il fronte sempre più ampio dei suoi avversari. Questi ultimi, a loro volta, dovrebbero sapere per esperienze passate che il leader del Pdl non si fa mettere da parte tanto facilmente. Paolo Messa

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