Terremoto, c'è chi soffia sul fuoco
Un futuro strano, sicuramente incerto. Un futuro fatto di propositi, di buona volontà, di necessità di ricostruire. A fronte di ciò un presente di incertezze, di insicurezza, di paura. È una storia di sentimenti contrapposti quella che si respira in questi giorni a L'Aquila. In mezzo immensi cantieri che non guardano alla ricostruzione della città ma al G8. Ospite che in queste ore viene giudicato un po' scomodo e molto ingombrante. I cittadini da una parte vivono le notizie di interventi dall'esterno, di solidarietà che non finisce mai di stupire, dall'altra le difficoltà degli amministratori locali, le loro proteste. E quando il sole scende dietro le montagne tornano nelle tende, a respirare umidità e odore di muffa. Sono pronti a protestare i sindaci, il presidente della Provincia, alcuni parlamentari. Le dichiarazioni di Berlusconi, le sue promesse non le trovano confortate nelle parole del decreto Abruzzo. Gli emendamenti presentati non sono stati presi in considerazione. Così la Provincia dell'Aquila e i sindaci dell'intero territorio provinciale terranno due presidi istituzionali. Il primo lunedì 15 giugno, all'aeroporto di Preturo, luogo simbolico del G8, l'altro il giorno successivo a Roma, fuori Montecitorio, per far sentire la voce e le ragioni del territorio, affinché il decreto n.39 venga modificato nelle sue parti sostanziali. Per cercare di trovare soluzioni e sensibilizzare Silvio Berlusconi parte anche uno sciopero della fame. «Una mobilitazione civile, come forma di pressione, ma anche di dialogo e di speranza», ha detto il parlamentare dell'Udc Pierluigi Mantini. «Insieme a un gruppo di cittadini e amministratori abruzzesi, inizio uno sciopero della fame che andrà avanti, a staffetta, almeno fino al momento del voto sul dl Abruzzo - ha detto - o ci saranno modifiche al decreto altrimenti inizierà la questua sulle ordinanze e non è dignitoso che i cittadini abruzzesi debbano essere trasformati in questuanti dietro ad eventuali ordinanze di Bertolaso». Ordinanze, è stato sottolineato anche nel corso dell'incontro che il presidente della Provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane, ha tenuto ieri per riferire sull'audizione dei giorni scorsi alla Commissione Ambiente ed illustrare le modifiche e gli emendamenti presentati alla Camera dei Deputati, che non avranno forza di legge per modificare il Decreto. Così gli impegni presi da Berlusconi, come riconoscere l'intervento finanziario sulle case anche a chi non è residente, dovrà essere nel decreto. Cinque emendamenti li ha presentati anche il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Una protesta che arriva un po' da ogni parte, che qualche volta si trasformain lamentela, altre in suggerimenti. Ma l'obiettivo finale rimane sempre lo stesso. A tutto ciò si aggiunge la necessità di interventi economici nei centri rimasti fuori dal "cratere". Attività imprenditoriali, artigianali che rischiano di morire. Un indotto economico che spesso aveva proprio la città dell'Aquila come riferimento. Un movimento ampio, che vede partecipi anche consiglieri regionali aquilani, rappresentanti della maggioranza, come Giorgio de Matteis, che vuole e chiede certezze. Soldi, tanti e subito, per la ricostruzione; soldi, abbastanza e subito, per coprire i bilanci di tutti quei comuni che nell'emergenza post terremoto hanno speso quanto avevano in cassa e che adesso non hanno più gli introiti erariali.