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L'ultima provocazione di Muammar: «Le vostre donne non sono libere»

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Moltidei loro mariti sono morti e così loro sono state costrette a fare i lavori destinati agli uomini. E questo non è giusto. Specialmente se le donne svolgono mansioni maschili per bisogno e non invece per libera scelta. Perché le donne sono diverse dall'uomo. E vanno trattate di conseguenza. È l'universo femminile Secondo Gheddafi. Il leader della rivoluzione libica lo tratteggia seduto in cattedra nella sala Sinopoli dell'Auditorium della Musica alla presenza di quattro ministre, quella delle Pari Opportunità Mara Carfagna che gli siede amichevolmente al fianco violando il cerimoniale, e poi Stefania Prestigiacomo, Mariastella Gelmini e Micaela Brambilla e di quasi mille rappresentanti del «gentil sesso» che accolgono le sue affermazioni con salve di mormorii e mugugni, qualche fischio e pochi applausi. Il nucleo della «filosofia jamahiryana» di Muammar El Gheddafi è abbastanza semplice. Forse troppo. «La base della vita è la diversità - spiega la guida della rivoluzione - In tutte le specie esistono maschi e femmine e noi non possiamo trattare le rose», cioè le donne, «come l'orzo», cioè l'uomo. E aggiunge, con una domanda alla quale risponde da solo: «Perché Dio ha creato maschi e femmine? Dobbiamo rispettare le differenze fra i due sessi, e dare l'opportunità alla donna di scegliere il lavoro più adatto a lei». Un discorso «rivoluzionario» anche in Italia, almeno a parole, visto che il riconoscimento della diversità è il primo passo per il rispetto dell'«altro». Ma Gheddafi appare all'uditorio tutto femminile dell'Auditorium eccessivamente paternalista e professorale nell'esprimere il suo pensiero. E le sue dichiarazioni vengono accolte spesso da rumorose manifestazioni di dissenso. Come quando spiega che, sebbene nella società jamahiryana» c'è «assoluta uguaglianza fra uomini e donne» e che in molte filosofie Dio o Allah, i profeti e gli angeli sono sempre maschi e l'unica donna è Maria, fra i due sessi ci deve essere parità di diritti. Ma per «quanto riguarda i doveri, se noi incarichiamo una donna dei compiti propri degli uomini tradiamo la sua natura. E questa è un'ingiustizia. Ma è così che funziona in Europa». D'altra parte, sottolinea Gheddafi, «nei Paesi musulmani la donna è un pezzo di mobilio, viene offesa, non è considerata un essere umano. Cambia il mobilio e nessuno ti chiederà perché l'hai fatto...». Poi ci sono le donne africane, che fanno dieci figli senza avere un padre accanto che se ne prenda cura e quindi generano futuri bambini-soldato. Insomma, l'Eldorado delle femmine libere è la Gran Jamahirya, lo Stato del popolo dove la legge rivoluzionaria prevede che «il matrimonio avvenga con il consenso delle due parti». Che lì sarà pure una rivoluzione ma qui fa sorridere la maggior parte delle presenti in platea. Qualcuna urla: «Libertà» e Gheddafi si dice d'accordo. Molte, però, fanno notare che le idee del leader libico sono lontane dal nostro modo di concepire il mondo. Alla fine, comunque, in tante lo circono per chiedergli l'autografo. È vero, le donne sono proprio «diverse». Mau. Gal.

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