Berlusconi-Fini, si aspetta la schiarita
Di parlare non hanno parlato. Girava voce di una telefonata tra i due dopo il risultato elettorale, ma si trattava, appunto, solo di voci. Un confronto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini dopo le elezioni non c'è stato. Anzi, l'aria che tira non è delle migliori. Vuoi le esternazioni del presidente della Camera su come il premier dovrebbe rivedere la mission del partito («meno Lega-centrico e più rivolto al Sud), vuoi il dietrofront del Cavaliere sul referendum e il suo sempre più forte feeling con Umberto Bossi. Di fatto, nel Palazzo si aspetta il chiarimento, forse la prossima settimana. L'ennesimo. Intanto i due lavorano, ciascuno per la sua parte, per sciogliere i nodi del partito. Quelle matasse ingarbugliate che, per molti esponenti del Pdl, sono la vera causa del «risultato non eccellente» delle ultime elezioni. Il Presidente della Camera è a Montecitorio, la ripresa dei lavori dopo la campagna elettorale prevede un voto di fiducia. Nel Transatlantico c'è un via vai di politici: il Presidente si intrattiene con alcuni dei deputati a lui più vicini come Flavia Perina e Adolfo Urso. Poi è a colloquio con Pippo Scalia e Fabio Granata, "finiani" che in Sicilia non hanno seguito le indicazioni del Pdl nazionale e stanno dalla parte di Raffaele Lombardo. Fini, infatti, si sta occupando della partita isolana. Sia pure con tutte le cautele che l'incarico istituzionale impone, l'inquilino di Montecitorio è convinto che una soluzione vada ricercata senza strappi definitivi con il governatore. L'altro giorno l'ha detto chiaramente. Il Sud va ripreso. Non è un caso, secondo il ragionamento di Fini, che proprio nelle regioni meridionali (specie in Sicilia e Sardegna) ci sia stato l'astensionismo maggiore alle ultime elezioni. Ecco perché invita Berlusconi a risolvere prima possibile la situazione siciliana e trovare così un'intesa con il presidente della Regione Raffaele Lombardo. Già oggi Berlusconi potrebbe, in effetti, vedere il governatore isolano. Nel frattempo però Fini si è messo all'opera per preparare il terreno. Ieri ha incontrato nel suo ufficio alcuni parlamentari siciliani, tra cui anche il ministro Stefania Prestigiacomo. Nel centrodestra, dunque, resta la sensazione di una tensione latente di cui si fa portatore il presidente della Camera: la sua secca bocciatura del ritorno alle gabbie salariali e alle diversificazioni dei contratti sul territorio, prontamente rintuzzata da Bossi («noi continuiamo a crederci»), è il segnale dell'insofferenza della destra verso la "leghizzazione" del Pdl. Altro segnale: partecipando ad una recita di bambini di una scuola romana, Fini in serata ricorda Enrico Berlinguer, un leader "da ammirare". Sull'altra sponda del fiume Pdl c'è il premier, impegnato ieri con la visita del leader libico Gheddafi. Berlusconi, a livello di partito, lavora su un doppio binario. Quello della breve scadenza, il ballottaggio del 21 giugno e il referendum. Quello di una prospettiva più lunga, con una possibile riorganizzazione interna in via dell'Umiltà. Il primo: il Cavaliere ha già messo in agenda una serie di trasferte elettorali. Andrà nelle piazze più importanti, con annesso comizio e bagno di folla. A partire già da sabato prossimo, quando la mattina il premier potrebbe recarsi a Padova, e nel pomeriggio essere a Savona, a sostegno di Angelo Vaccarezza, candidato alla Provincia e uomo molto vicino a Claudio Scajola. Il secondo: la riorganizzazione. Ancora gossip di Palazzo: si parla di un possibile cambiamento del triumvirato del partito, Verdini-Bondi-La Russa, in un unico coordinatore. Questo per poter seguire h24 il Pdl in tutti i suoi aspetti. Gira già da un po' proprio il nome di Scajola, uomo stimato dal Cavaliere ed antica colonna di via dell'Umiltà. New entries, Angelino Alfano e Raffaele Fitto, entrambi nelle grazie del Cavaliere, giovani e meridionali. Certo, ancora una volta sono solo voci. Anche perché, l'operazione sicuramente non avverrà in tempi brevi. Sempre che avvenga.