Le parole del Capo dello Stato al plenum del C.S.M.

L'autorevolezzae la non comparabile dignità costituzionale dell'Ordine Giudiziario sono un valore assoluto sul quale si fonda una Istituzione democratica ed i cui custodi sono in primis i magistrati, assoggettati solo alla legge e sacralmente liberi da ogni interferenza politica proprio perché laicamente schiavi della legge stessa e quindi sacerdoti di una società libera e democratica perché non assoggettabile ad alcun «potere forte» proprio grazie a quei giudici chiamati ad essere bocca della legge e custodi del Suo rispetto. Chi crede, come chi scrive, nel valore profondo del presidio di legalità della giurisdizione, non può rimanere indifferente alle parole solide ma accorate che il Garante della Costituzione, unico vertice dell'Ordine Giudiziario, ha voluto rivolgere a tutti, in primo luogo ai magistrati, in un momento nel quale il prestigio e l'autorevolezza del terzo potere costituzionale vivono una stagione di così profonda difficoltà. Da troppi anni la stragrande maggioranza dei magistrati italiani, che opera in condizioni di oggettiva difficoltà, sa bene che l'etica del consenso e la ricerca della popolarità sono un male oscuro che, avvantaggiando pochi, hanno minato e minano l'azione della giurisdizione e la sua credibilità faticosamente posta in essere giorno per giorno da giudici e pubblici ministeri silenti ed efficienti. Il fatto che il Presidente Napolitano abbia avvertito il bisogno di riaffermare tali basilari valori, impone a tutti una riflessione. Tale riflessione appare ancor più necessaria in questi giorni nei quali una opinione pubblica sempre più disorientata sembra percepire come dato fisiologico e condivisibile la strumentale ascesa di popolarità mediatica, giornalistica e spiccatamente politica di magistrati assurti agli onori delle cronache proprio a seguito della enfatizzazione mediatica di attività di ufficio dagli esiti invero altalenanti e che appaiono invece come viatico ad altre e differenti attività, con l'effetto di un vulnus profondo e doloroso per tutto l'insieme dei valori e delle prerogative della Giurisdizione. Se il Presidente della Repubblica avverte, perciò, l'utilità di collegare tale monito all'altro, altrettanto condivisibile, della necessità di riforme che siano quanto più ponderate e condivise, appare necessario e doveroso che l'intera magistratura si ponga al fianco del Garante della Costituzione nella consapevolezza della utilità del dialogo, della necessità di intervenire con riforme che migliorino e ammodernino un settore a tratti malato, della volontà di partecipare ad un processo riformatore senza posizioni preconcette. Nonostante le bugie e le propagande di coloro i quali cercano di accreditarsi come «partito dei giudici», strumentalizzando la magistratura per prebende politiche o personali, sentiamo allora il bisogno di riaffermare la vera posizione del Popolo delle Libertà che crede nella necessità di riforme vere e condivise nell'interesse della giurisdizione. Compito delle donne e degli uomini di buona fede è dare attuazione a quanto correttamente evidenziato dal Presidente della Repubblica. Compito di una grande forza politica democratica è farlo in maniera condivisa e con la partecipazione di tutti gli interessati. E crediamo che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani autorevoli e di buona fede lo sanno, esattamente come conoscono nelle autorevoli e purtroppo necessarie parole del Presidente Napolitano. *Magistrato - Deputato PdL