«La crisi in Sicilia ci è costata quasi un milione di voti»
.Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, la «maga» dei sondaggi di Berlusconi elenca una serie di motivi che hanno portato il Pdl a non raggiungere la soglia del 40 per cento. Ma quelli che sono mancati sono soprattutto i voti della Sicilia, perduti per strada in buona parte per l'«incauta» operazione del presidente della Regione siciliana. «Ci aspettavamo un'affluenza bassa — spiega — ma non così bassa». Insomma Lombardo ha fatto fallire tutti i sondaggi? «Beh se considera che al Pdl, in Sicilia, sono mancati 840 mila voti...» Sì, ma sarà stato penalizzato anche il Pd. «Certo, ma a loro ne sono arrivati in meno solo 450 mila. Quindi hanno inciso in maniera inferiore sul risultato complessivo». E tutto questo si spiega solo con la crisi della Giunta? «No, in Sicilia, al contrario di altre Regioni del Sud, non c'erano elezioni amministrative. E già questo influisce sull'affluenza. Poi c'è stata la crisi che ha confuso gli orientamenti politici. E alla fine è mancata la motivazione per andare a votare. Se a questo si aggiunge la vicenda Veronica Lario, la cessione di Kakà...» Anche Kakà? «Sì, se tutta la storia fosse stata gestita con una delicatezza diversa...E poi non dimentichiamoci che per le Europee c'erano le preferenze e i candidati hanno sentito molto, in termini di voti, la mancanza di un leader che non si è impegnato. Berlusconi è riuscito a fare tre giorni e mezzo di campagna elettorale». Insomma mi pare siano stati molti gli eventi che i sondaggi non avevano previsto. «Guardi prima dell'annuncio del divorzio in pubblico tutti gli istituti davano il Pdl sopra il 40 per cento. Alla domanda diretta "Quale partito vince" il 70 per cento rispondeva Berlusconi, il 20 per cento il Pd, il 10 tutti gli altri. Poi ci sono stati una serie di fattori legati tra di loro che insieme hanno portato a questo risultato. Ma non dimentichiamoci che i dati del centrodestra alle Europee del 2004 e quelli di oggi sono molto vicini». A proposito di variazioni elettorali come si spiega che da quasi dieci anni l'Udc prende sempre lo stesso numero di voti, qualunque cosa accada? «Hanno un marchio di fabbrica che è lo scudocrociato. E un leader come Casini che è un punto di riferimento importante. È vero, prendono sempre due milioni di voti. Ma questo non vuol dire che abbiano un elettorato stabile». Beh, più stabile di così... «No, hanno uno zoccolo duro che è quello più democristiano, che non prende parte al conflitto politico ma resta al centro. E poi una parte più mobile, che si sposta. Ad esempio a queste ultime elezioni, 600, 700 mila voti li hanno presi dal Pd. Ma ne cedono anche una parte. Però alla fine il "saldo" è sempre lo stesso».