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Il cielo dell'Università Federico II è ferito da fulmini, voci e tuoni, un terremoto quale mai era stato più violento.

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Così,con l'Apocalisse di Giovanni - si veda la bella traduzione di Rino Mele - introduco l'arresto di docenti e professionisti napoletani. Dietro le sbarre, c'è anche Aniello Cimitile, presidente, sino a ieri, della Provincia di Benevento. Adesso, le redini, a disdoro del Sannio, passeranno ad un voltagabbana. Da garantista, mi unisco alla nota a caldo dell'onorevole De Girolamo (Pdl): «Provo sincero dispiacere per il professor Cimitile del Pd e mi auguro che possa presto chiarire la sua posizione». Tale augurio valga per tutti gli altri arrestati. Tuttavia, la svendità della dignità è un fatto: professionalità corrotta, élite asservita, Regione infetta. Non so se i pm prenderanno Bassolino o se abbiano procrastinato l'assalto all'8 di giugno, comunque, è certo che ogni analisi debba ripartire dalla domanda: perché con un organico di 200 avvocati, l'homo afragolensis s'è affidato a legali esterni ed in primis al legale tuttologo, Enrico Soprano? Da sindaco di Napoli, Bassolino poteva mutare a piacere l'organigramma, con una delibera. Alla Regione no, perché l'ordinamento è regolato dalla legge n. 11/1991. Per edificare il sistema regionale di potere, Bassolino deve disattendere la norma. Appena s'insedia, nel 2000, gli incarichi sono affidati a dirigenti sperimentati, chiamati a rispondere in prima persona della congruità e della legalità degli atti. Sono amministrativi di alto livello, permeati dal senso delle Istituzioni, non dall'appartenenza ad un clan. Il Governatore attiva, allora, l'assessore al personale per una campagna acquisti tra la dirigenza, ma il blitz non soddisfa l'obbiettivo della struttura interamente prona ai disegni della Giunta e del Capo, a cui urge una burocrazia disabilitata a verificare alcunché. Di qui, la corsa alle consulenze esterne a tecnici non sempre qualificati, visto che l'ubbidienza vale più della competenza. Comincia lo scialo per i «pareri» dei clientes, sindacalisti, segretari comunali, mezze maniche ministeriali, insomma, l'incompetenza al potere, a condizione che sia «amica». Gli esterni prendono via via il posto dei dirigenti storici e, tuttavia, neppure il clientelismo copre tutte le necessità del progetto totalitario. In nome di una burocrazia allineata, vengono indetti concorsi, si fa per dire, da cui scaturiranno altri bassoliniani di ferro. Ora, non c'è ostacolo alcuno agli atti sconclusionati o mirati richiesti dai vari assessori; basta il ritocco finale: la nuova dirigenza dovrà sottoscrivere carte elaborate da esterni, senza neppure sapere di cosa si tratti. Da qui, le destinazioni ad libitum dei fondi europei e lo sconquasso del Bilancio, essendo il fine ultimo quello di favorire gli amici degli amici, ad esempio, nei settori della Sanità e della Formazione. Liquidati i dirigenti storici, adesso si mangia: si aggiungono posti a tavola e... piatto ricco mi ci ficco. Già dal 2001, si staglia la normalizzazione degli uffici della Regione e il clientelismo come pensiero e come azione inquina professioni, imprenditoria, mondo accademico, la crema vesuviana. Il contagio diventa epidemia e infetta Napoli e non solo. E il pesce — si sa — puzza dalla testa.

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