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Romania, si cambia Scatta l'ora del business

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dall'inviatoFabrizio dell'Orefice BUCAREST La grande lupa che allatta Romolo e Remo che si erge su piazza Romana. I legami antichi tra due Paesi, tra due popoli. Si apre una nuova fase nei rapporti tra Romania e Italia. Lo testimonia la massiccia partecipazione del governo di Bucarest alla festa del 2 giugno all'ambasciata italiana, organizzata dall'ambasciatore Mario Cospito che, per l'occasione, ha esposto anche la Coppa del mondo vinta dall'Italia tre anni fa. Si volta pagina, si cambia. Dopo le polemiche dei mesi scorsi. Due anni di fuoco. Gli stupri, gli arresti, le accuse ai romeni. E i governi che si beccano. Si volta pagina. O almeno ci si sta provando. Che cosa è successo in questi mesi? È accaduto intanto che la Romania ha cambiato politica. Dal favorire l'esodo all'incentivare i rientri. Spiega il sottosegretario al Commercio Estero Gheoge Marin: «Da novembre ad oggi sono circa duecentocinquantamila i nostri connazionali che sono rientrati in patria. Circa il 40% proveniva dall'Italia». C'è di nuovo, insomma, che la crisi economica ha colpito forte in Europa e a farne le spese sono stati proprio le fasce più deboli. Gli operai impegnati nell'edilizia. I carpentieri. I lavoratori della meccanica. Al contrario in Romania spira un vento diverso. Non contrario perché anche qui la crisi si fa sentire. Ma in modo differente. La crescita, negli ultimi tre anni, ha veleggiato intorno al 7%, l'ultimo trimestre del 2008 la frenata: solo, si fa per dire, il 2,9% rispetto all'anno precedente. Si è fermato il mercato immobiliare, che pure aveva risentito di una forte bolla speculativa. Si è fermato il manifatturiero. Ma ci sono anche occasioni di sviluppo. In particolare per gli italiani. Il sindaco di Bucarest, Sorin Oprescu, incontrando il viceministro al Commercio Estero Adolfo Urso, gli ha chiesto di farsi latore di una richiesta: venire a Roma. Perché vuole che gli imprenditori romani partecipino proprio alla valorizzazione del centro storico della capitale romena in difficoltà e siano nella gara per la realizzazione della metropolitana, a cui è interessata Finmeccanica. Ma la grande partita è fuori. Nell'agricoltura, per esempio. Dalla seconda metà dell'anno partiranno i bandi per la grande torta dei finanziamenti europei. Sono circa 31 miliardi di euro che saranno disponibili per il prossimo quadriennio. La quota maggiore appunto sarà per il settore agricolo visto che la Romania ha molto terreno e scarsa densità abitativa. Quanto può accaparrarsi l'Italia? «Non esistono fette prestabilite per i Paesi - spiega Urso - ma è chiaro che noi concorriamo, con le nostre 28mila imprese presenti qui, a circa il 10% del Pil della Romania. Ci auguriamo di restare su quelle soglie». Che significa in generale un giro d'affari per circa sei miliardi che potrebbe riguardare il nostro Paese visto che sono fondi co-finanziati al 50%, la restante parte deve essere di iniziativa privata. Il viceministro al Commercio Estero spiega anche che adesso si apre una nuova era: non più, o meglio non solo piccole e medie imprese, ma anche le grandi. Già Enel, Pirelli e Astaldi. O Todini, riso Scotti e Geox. Si guarda anche alla Difesa, con gli Eurofighter. E non è finita. Perché il governo romeno sta per varare dieci parchi industriali sul modello dei nostri distretti. L'idea è quella di offrire terreno, luce, energia gratis per cinque anni a chi decide di investire. Gli italiani sono i benvenuti.

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