Moglie e marito contro le schiavitù

VENEZIAUna famiglia impegnata nel sociale, che dedicava le proprie domeniche a organizzare mercantini della solidarietà sulla spiaggia del Lido di Venezia per raccogliere fondi a favore del Brasile. Il Paese sudamericano era rimasto nell'anima, oltre che nella connotazione anagrafica, di Angela Cristina de Oliveira Silva, 51 anni, al punto da farne un progetto di vita nel segno dell'impegno sociale, che aveva voluto condividere con il marito Enzo Canaletti, 50. Come responsabile del Ciods (Centro Internazionale di Orientamento e Difesa della Donna Straniera), era attiva, tra l'altro, nella difesa delle straniere schiavizzate dalle organizzazioni criminali internazionali dedite alla tratta delle donne. I due si erano conosciuti a Forlì e da lì 13 anni fa si erano trasferiti al Lido di Venezia insieme alla figlia Natalia, di 20 anni, per andare ad abitare a pochi passi dal mare, in uno degli alloggi ricavati dall'ex torre telemetrica costruita a San Nicolò dopo la prima guerra mondiale. Ogni mattina Canaletti, originario di Martina Franca (Taranto), primo maresciallo del Reggimento Lagunari «Serenissima», si recava nella caserma di Malcontenta, dove prestava servizio mentre la moglie divideva il proprio tempo tra il lavoro di perito linguistico del Tribunale di Venezia e l'impegno sociale. Presidente di «Donne senza frontiere», una laurea in Scienze giuridiche e un master in criminologia con una tesi su «Violenza sulle donne, un allarme sociale», Angela Cristina, soprannominata «pugno di ferro» per la sua difesa della causa femminile, aveva scoperto dall'inverno scorso una nuova bruciante passione, la politica. «Si era candidata per il Partito Nasional Veneto - racconta Lodovico Pizzati, portavoce della candidata Pnv alla presidenza della Provincia, Sabrina Tessari - alle elezioni provinciali di Padova e Venezia, contribuendo a redigere la parte del programma relativo ad anziani, famiglia e pari opportunità». Sia Angela Cristina sia Enzo nascondevano un passato doloroso. Canaletti da giovane aveva subito un grave lutto familiare che ne aveva cambiato la vita; la donna, nel paesino in cui aveva vissuto da piccola, vicino a Rio de Janeiro, era stata testimone oculare di violenze e sopraffazioni.