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La Lega ci riprova nel Lazio E non accusa più Roma

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L'ultimavolta che la Lega si è presentata al giudizio degli elettori in Lazio di certo non ha ottenuto un grande risultato. Era il 12 giugno 2004, esattamente cinque anni fa. Anche quella volta, come quest'anno, si votava per le Europee e il partito nordista si fermò ad un misero 0,56% dei consensi. Ma allora il Carroccio evocava Roma ladrona, la Lega non perdona. Ora invece le cose sono cambiate. Certo, Bossi benedice ancora le acque del Po nell'amata Padania ma, al tempo stesso, ha deciso di oltrepasare il Rubicone per colonizzare, sotto le insegne del "Sole delle Alpi" tutto lo stivale e in particolar modo il Lazio. «Non ce l'abbiamo nè con Roma nè con i romani, il nostro era un grido di protesta contro il centalismo romano» commenta il senatore Piergiorgio Stiffoni, commissario del Carroccio nel Lazio, che continua: «I tempi sono cambiati a tal punto che sono stati gli elettori a chiederci di scendere in campo anche nel Lazio. Vogliono lo stile Lega anche qui» E così ecco che tutti i laziali che si recheranno alle urne il 6 e 7 giugno troveranno sulla scheda di colore rosso, valida per il voto europeo, il classico simbolo della Lega. Diverso sarà invece il logo per le elezioni amministrative che lo stesso Stiffoni descrive: «Al centro del logo ci sono quattro spighe, nella parte superiore la scritta "Lega Lazio" e sotto il nome del comune in cui si vota. Significativo è il numero - spiega Stiffoni - perchè quelle sono le provincie romane. Roma la escludiamo perchè per noi dovrebbe essere trattata come Washington, ovvero avere un distretto tutto per sé e non risucchiare tutti i fondi al Lazio». Ma la scelta non piace a Giuliana Bellocchi, giovane eurocandidata romana che rivendica di essere stata una delle prime pasionarie leghiste a portare il partito del Nord anche tra la gente di Roma. «Bisognava correre ovunque con il simbolo che tutti conoscono. Quella è la Lega, cosa vogliono dire le quattro spighe? Io sto tra la gente tutti i giorni, ho sempre lottato per l'identità leghista anche su terreni elettorali difficili e oggi che ci stanno premiando per le nostre battaglie qualcuno pensa di cambiare simbolo? non mi sembra saggio. E ne ho le prove: guardi (estrae dalla borsa un foglio tutto scritto con numeri di telefono di persone che vogliono la tessera del partito, ndr), solo questa mattina sono stata a Tor Pignattara e alla Caffarella. Tutti vogliono i miei gadget, perfino il fazzoletto verde che porto nel taschino della giacca. La gente ha paura dei clandestini e ha capito che solo noi ci stiamo battendo per tutelare la sicurezza». Se poi le parli d'Europa, si illumina: «Se ci arrivo vedrà come rilancerò il Made in Italy. E mi creda, se ci arriverò, sarà grazie al simbolo nazionale».

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