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Il Comune si prepara al «ribaltone» dopo l'era D'Alfonso

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AntonioFragassi PESCARA Sei personaggi in cerca di successo si sfidano sabato e domenica prossimi per diventare il nuovo sindaco di Pescara. Sono sei ufficialmente, ma di fatto solo due possono ambire al traguardo finale: netto favorito è Luigi Albore Mascia, 43 anni, avvocato, candidato del centrodestra, appoggiato da ben dieci liste, e Marco Alessandrini, 38 anni, anch'egli avvocato, leader del centrosinistra, sostenuto da cinque liste. Fra gli altri, il 43enne Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista), ex deputato, è quello che può ritagliarsi un ruolo importante, magari da ago della bilancio nel caso in cui si andasse al ballottaggio; ci sono poi Ugo Zuccarini, 55 anni, della lista civica Pescara Nuova, Giorgio D'Amico, chirurgo di 62 anni, socialista indomito e sempre pronto a dare battaglia, a capo della lista La Farfalla, e Stefano Murgo, 36 anni, che ci riprova un anno dopo con Pescara a 5 stelle (legata a Beppe Grillo). Si torna a votare a un anno esatto dall'elezione bis di Luciano D'Alfonso, che prevalse al primo turno su un lotto di sette candidati. Ma appena sei mesi dopo, il 14 dicembre 2008, D'Alfonso subì l'onta degli arresti domiciliari per presunte tangenti negli appalti pubblici. Subito dimessosi, il sindaco tornò in libertà due settimane dopo e ritirò le dimissioni il 5 gennaio (ultimo giorno utile), presentando un certificato medico nel quale si dichiarava "impedito a tempo indeterminato per motivi di salute dal continuare l'attività amministrativa". Una soluzione a metà fra il diabolico e il machiavellico che consentì alla Giunta di restare in carica fino a nuove elezioni. Una decisione che scatenò furiose polemiche. Il centrodestra chiese l'immediato scioglimento del Consiglio comunale e l'arrivo del commissario prefettizio per gestire la transizione fino a nuove elezioni, ma il Decreto del presidente della Repubblica, su richiesta del Ministero dell'Interno, consentì alla Giunta di andare avanti, confermando la data delle elezioni. Da quel momento, i toni già caldi divennero infuocati ed è stato così per cinque, interminabili mesi, la più lunga campagna elettorale della storia di Pescara. Il duello vede Albore Mascia in pole position: sconfitto un anno fa da D'Alfonso, il candidato del centrodestra ci riprova con ben altre prospettive, sa di avere la vittoria in pugno, in virtù di una squadra solida e compatta, di un programma articolato che vuole riprendere il discorso laddove era stato interrotto nel 2003, dopo dieci anni di Governo della Giunta di Carlo Pace e anche, perché no, grazie alle bufere giudiziarie che hanno investito il centrosinistra nell'ultimo anno, dall'arresto del presidente della Giunta regionale Ottaviano Del Turco a quello del sindaco Luciano D'Alfonso. Bufere che, secondo il segretario nazionale del Pd, Dario Franceschini, non influiranno sul voto. Il centrosinistra prova a crederci con un candidato giovane, Marco Alessandrini, figlio del giudice Emilio, ucciso trent'anni fa dai terroristi di Prima Linea. Una sfida difficilissima di cui Alessandrini è pienamente consapevole, tant'è che l'obiettivo vero è andare al ballottaggio e, quindi, stringere possibili alleanze per rovesciare l'esito del primo turno. Alla Provincia è in corsa una cinquina di candidati, ma anche in questo caso sono due i veri competitori, mentre più incerto è l'esito del voto: il centrosinistra presenta una donna, Antonella Allegrino, 46 anni da compiere il 4 giugno, imprenditrice e impegnata nel volontariato, con quattro liste a sostegno; il centrodestra lancia Guerino Testa (8 liste in appoggio), commercialista di 39 anni. Partita tutta da giocare con il centrosinistra che vuole difendere la sua roccaforte, mentre il centrodestra punta a conquistare un Ente da sempre appannaggio degli avversari. Gli altri tre candidati presidenti sono Sandro Di Minco di Rifondazione comunista, Giovanni Ciasullo de La Destra e Marco Forconi di Forza Nuova.

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