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Continua il braccio di ferro tra Pdl e Lombardo

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Martedì il coordinamento nazionale del partito dovrebbe riunirsi con quello siciliano a Catania per fare il punto sulla crisi, mentre il governatore si appella al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, contro il disegno di legge costituzionale, presentato in Senato dal Pdl, che modifica lo statuto siciliano, prevedendo la sfiducia costruttiva nei confronti del presidente della Regione da parte dell'Assemblea. Uno dei tre coordinatori di via dell'Umiltà, Ignazio La Russa, si dice pronto a recarsi nella sua provincia etnea: «Se mi chiamano vado, il primo obiettivo in Sicilia è far vedere che il partito è forte e coeso, come è vero, ed è in grado di essere ancora più votato dai siciliani».  Intanto Lombardo ribadisce: «Sono sicuro che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla fine non promulgherà il ddl». Per il governatore si tratta di «una intimidazione per dar forza alle loro truppe; non cederemo e sono pronto a dare agli assessori sospesi dal Pdl deleghe più importanti e pesanti; se vogliono continuare su questa strada delle intimidazioni, facciano pure, così mi faranno raggiungere la maggioranza assoluta perchè le porte del Mpa sono aperte per tutti». Ma il richiamo al capo dello Stato non piace al presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: «Dispiace che chiami in causa Napolitano». Intanto in casa Pdl la scelta del coordinamento di sospendere i tre deputati (Titti Bufardeci, Michele Cimino e Luigi Gentile) entrati nella giunta Lombardo continua a suscitare proteste nel partito tanto che nella provincia di Siracusa 58 tra amministratori e consiglieri si sono autosospesi e la stessa decisione l'hanno presa altri 78 eletti tra Agrigento e provincia.

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