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La dittatura colabrodo e la democrazia

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Per essere un premier dieci e “lodo” di certo non si può dire che sia restato al riparo di inchieste giudiziarie non poco aggressive. Le toghe rosse saranno pure un'ossessione ma l'accanimento giustizialista non è una fiction. Ogni volta che l'opposizione inneggia alla dittatura lo fa non dalla stampa clandestina e resistente ma dai microfoni di Rai e Mediaset, oltre che dalle colonne della “libera” stampa quotidiana. Allo stesso modo, le inchieste giornalistiche contro la sinistra sono attentati alla libertà mentre quelle contro il Cavaliere sono atti di eroismo democratico. Non c'è cittadino che di fronte a questo profluvio di ipocrisie non si metta a ridere. E non sarà casuale che a vincere le elezioni sia Berlusconi. E non sarà neppure casuale se, nonostante quello italiano sia un pericoloso regime, ad ogni vittoria del leader del centrodestra segue una successiva sconfitta. Tanti commenti possono essere fatti ma quelli che potete ammirare in queste pagine de Il Tempo sono ridicole panzane. I più seriosi potrebbero obiettare che in Italia esiste nelle mani del presidente del Consiglio una straordinaria concentrazione di mezzi di comunicazione. La considerazione non è infondata, sia chiaro. L'intreccio fra politica e media è ovunque nel mondo occidentale motivo di dibattito e quando filosofi, politologi ed economisti parlano di crisi della democrazia molto spesso alludono proprio a questo pericoloso tema. Se dunque il problema è globale, figuriamoci da noi dove obiettivamente Berlusconi possiede e controlla tv, giornali e libri. Un conto però è partecipare ad un dibattito politico e culturale e altro conto è ignorare la realtà. Questa indica con chiarezza che il pluralismo è vivo e vegeto: non solo perché Mediaset e Mondadori sono aziende che devono vendere e non possono precludersi il pubblico di sinistra. La grande novità si chiama internet. Basta un sito (straordinario, va detto con chiarezza) come Dagospia per mandare in tilt i media “tradizionali”. Se un tg può essere addomesticato – e non sempre è possibile – la rete sfugge il bavaglio della politica ed ha una penetrazione trasversale nella opinione pubblica. Insomma, un tycoon televisivo che guida un governo può essere un'anomalia ma il regime non c'azzecca nulla. Semmai, ha ben più ragioni Berlusconi nel denunciare i tentativi eversivi di rovesciare il governo. L'alleanza di centrodestra ha vinto legittimamente le elezioni e, con la sola eccezione dell'Udc di Casini e Cesa, l'opposizione sembra preferire il tentativo di eliminare il premier attraverso le inchieste giudiziarie e giornalistiche. Queste sono a loro volta legittime, ci mancherebbe, ma esiste una differenza fra vincere sul campo di gioco e vincere per espulsione dell'avversario. Questa differenza si chiama democrazia.

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